DDL 577-BIS FEMMINICIDIO: QUANDO IL FEMMINISMO ISTITUZIONALE FA RIMA CON INGIUSTIZIA

DDL 577-BIS FEMMINICIDIO: QUANDO IL FEMMINISMO ISTITUZIONALE FA RIMACON INGIUSTIZIA

di Antonella Baiocchi - Psicoterapeuta, Esperta in criminologia, Scrittrice

Anticostituzionalita DDL 577

L’introduzione del reato di femminicidio con pena dell’ergastolo, approvata all’unanimità dal Senato, non è un passo avanti. È il segnale allarmante di una classe dirigente incapace di cogliere la natura sistemica e bidirezionale della violenza. Una classe affetta da un analfabetismo psicologico profondo: cioè una scarsissima conoscenza del mondo interiore e dei meccanismi che regolano la relazione tra gli esseri umani.
L’analfabetismo psicologico è come affidarsi a un navigatore con mappe sbagliate: ci illude di portarci nella direzione giusta, ma ci allontana dalla meta di rispetto, armonia e giustizia. I danni sono devastanti:

1. Il pensiero dicotomico

Divide il mondo in “giusto o sbagliato”, “bianco o nero”, “con me o contro di me“. Incapace di vedere sfumature e complessità, crea “verità assolute” soggettive che escludono ogni visione diversa.

2. La discriminazione

Chi crede di possedere la Verità Assoluta finisce per giudicare come sbagliato chi la pensa diversamente. È questa mentalità tossica che alimenta la disparità di diritti, la prevaricazione e la
violenza.

3. La gestione dicotomica delle divergenze

Invece del dialogo e del compromesso, si impone il dominio di una parte sull’altra. Chi dissente va sconfitto, non ascoltato.

4. La dinamica potere-vulnerabilità

La violenza nasce sempre da uno squilibrio di potere gestito senza rispetto: le divergenze diventano guerre da vincere. Il potere si trasforma in strumento di annientamento. La vulnerabilità non viene protetta, ma sfruttata.

5. Il “debolicidio”

Per questo ho coniato il termine ‘debolicidio’: ogni atto violento agito da chi ha potere su una persona vulnerabile, a prescindere dal genere, età o condizione.

Dietro ogni femminicidio, infanticidio, gerontocidio, “disabilicidio”, “clochardicidio” o
“maschicidio” si cela lo stesso schema: potere + analfabetismo psicologico + divergenza non tollerata.

Chi ci governa sembra ignorare tutto questo. Invece di combattere ogni forma di prevaricazione, continua a creare vittime di serie A e serie B, violando il principio costituzionale di uguaglianza. La narrazione è distorta: la violenza viene rappresentata come un fenomeno unidirezionale, dove l’uomo è il carnefice e la donna la vittima. Eppure: le madri che uccidono i figli (infanticidio) esistono. Le donne che strumentalizzano il sistema per vendetta (violenza giudiziaria) esistono.
Gli uomini maltrattati, ridicolizzati perché “deboli”, esistono. I bambini abusati, gli anziani maltrattati, i disabili vessati esistono. Ma questa legge cristallizza una visione semplificata:

Uomo uccide donna = femminicidio (ergastolo).

Donna uccide uomo semplice omicidio.

Madre uccide neonato fatto privato.

Senzatetto, disabili, persone LGBT uccise = nessuna categoria specifica.

Perché non una legge che tuteli tutte le vittime? Perché non un Codice Universale contro il Debolicidio, che aggravi la pena per ogni crimine basato su prevaricazione e odio verso i più fragili? Un codice davvero equo dovrebbe riconoscere anche:

l’infanticidio, per i neonati uccisi perché “di peso”; gerontocidio, per gli anziani dimenticati o maltrattati; l’omofobicidio, per le vittime LGBTQ+; il clochardicidio, per i senzatetto massacrati “per divertimento”; il disabilicidio, per chi è eliminato perché ritenuto “diverso”. Questa legge non combatte la violenza. La rende parziale. Si fonda sulla stessa logica dicotomica che muove chi uccide per controllo: “chi dissente va punito“. Lo Stato, anziché promuovere cultura, rispetto e giustizia, preferisce criminalizzare un intero genere per compiacere l’opinione pubblica. Intanto: i centri antiviolenza sono solo per le donne. Gli uomini non hanno luoghi di ascolto o supporto, ma solo i CUAV (Centri Uomini Autori di Violenza), da cui le donne sono escluse. Le false accuse restano impunite. Centinaia di padri separati subiscono ingiustizie, umiliazioni e alienazione parentale. Troppi bambini diventano orfani di padri vivi… o suicidi.

Una proposta ai legislatori: alfabetizzare, non discriminare

Se davvero vogliamo contrastare la violenza, ocссоrrе:

1. Introdurre il reato di Debolicidio: punire ogni atto di sopraffazione contro soggetti vulnerabili, a prescindere dal genere.

2. Combattere l’analfabetismo psicologico: nelle scuole, nei tribunali, nelle istituzioni.

3. Riconoscere la bidirezionalità della violenza: prevedere tutele per tutte le vittime e percorsi riabilitativi per tutti gli autori di violenza, compresi quelli di sesso femminile.

4. Abbandonare la logica del nemico: smetterla di dividere il mondo in “degni” e “indegni”. La giustizia è per tutti, o non è giustizia.

Conclusione: il DDL 577-bis tradisce la Costituzione. Questa legge non salverà le donne. Dividerà ancora di più un Paese già lacerato da odio, rabbia e propaganda. Mentre i media celebrano un “passo storico”, invito a leggere siti come lafionda.com: lì troverete la
realtà censurata. Quella che mostra che la violenza non ha genere. Fino a quando lo Stato distinguerà tra vittime “degne” e “indegne“, la violenza continuerà. Non diminuirà. Cambierà solo bersaglio. La vera giustizia non ha genere. O è per tutti, o è solo una forma di ingiustizia.

23 luglio 2025 – ANTONELLA BAIOCCHI – Qui Radio Londra Tv

 

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