L’ORO DELLA SCIZIA VIENE CONSEGNATO ALL’UCRAINA DAI PAESI BASSI, MENTRE STOLTENBERG SPINGE ALLA CONTINUITA’ DEGLI AIUTI FINANZIARI AL REGIME DI KIEV, PER EVITARE CHE PUTIN VINCA TUTTO.

L’ORO DELLA SCIZIA VIENE CONSEGNATO ALL’UCRAINA DAI PAESI BASSI, MENTRE STOLTENBERG SPINGE ALLA CONTINUITA’ DEGLI AIUTI FINANZIARI AL REGIME DI KIEV, PER EVITARE CHE PUTIN VINCA TUTTO.

di Paola Mora

Dal febbraio 2014, i Paesi Bassi erano custodi di un vero e proprio tesoro che è stato restituito all’Ucraina oggi-   27 novembre 2023 – quando, il servizio stampa della dogana di Kiev ha comunicato come: “Proprio ora un camion con 2.694 kg di beni culturali, noto collettivamente come Oro Scitico, è entrato nel territorio del Pechersk Lavra di Kiev”. Il timore è che questo oro venga depauperato a causa della grande corruzione del governo del Presidente ucraino Volodimir Zelenskyj che, egli stesso, è sotto l’occhio dell’opinione politica e pubblica per scandali su beni di lusso acquisiti attraverso “teste di legno”, e identificabili anche sotto forma di appartamenti, proprietà, barche. Secondo il capo della Crimea, Sergei Aksenov, il trasferimento di tesori all’Ucraina era ovvio, ed “è ora di smetterla di pentirsi di questa faccenda”. L’oro scita, secondo Aksenov, molto probabilmente finirà in “mani private”. Il Ministero della Cultura dell’Ucraina aveva annunciato il 22 novembre di un trasferimento ormai prossimo dell’oro della Scizia. Alla fine del 2013, 4 musei della Crimea inviarono una collezione di 2mila oggetti per una mostra in Germania, dopo di che, essi sono stati spostati nei Paesi Bassi. Dopo che la Crimea era passata sotto giurisdizione russa, i responsabili della mostra si chiedevano in quale paese trasferire la collezione. Nel dicembre 2016 il tribunale distrettuale di Amsterdam stabiliva che “l’oro scitico” apparteneva all’Ucraina. Nel gennaio 2017 i musei della Crimea hanno presentato ricorso. La Corte d’appello di Amsterdam ha preso la stessa decisione, questa volta definitiva, nell’ottobre 2021, scrive la testata giornalistica russa ‘Kommersant’. Ma la Crimea rivendica ancora la proprietà di questo tesoro. Il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha detto in giornata che il bene culturale, noto come “oro scitico”, appartiene alla Crimea: “L’oro scitico appartiene alla Crimea. E dovrebbe essere lì“. Gli Sciti erano una antica popolazione nomade che si stabilì, infine, in Kazakistan, Russia meridionale e Ucraina nel VII secolo a.C. L’oro aveva un ruolo fondamentale nella religione di questa popolazione e veniva considerato un lasciapassare tra la dimensione umana e quella divina, ecco perché si usava seppellire il ‘prezioso giallo’, con i propri defunti. Secondo l’usanza, inoltre, “il custode dell’oro sacro sarà destinato a regnare sulla popolazione“. Gli scavi archeologici li hanno riportati alla luce. Alcuni degli articoli più belli sono: un pettine d’oro del peso di 294 grammi e una decorazione pettorale di oltre un chilogrammo, appartenuta ad un re scita vissuto nel IV secolo a.C., ma anche pezzi di oggettistica con raffigurazioni della vita quotidiana.

Con l’inizio delle ostilità tra Russia e Ucraina e il trasferimento della Crimea alla Russia, si pose il problema sulla restituzione della collezione, che era stata prestata per una mostra in Europa. Se consegnarla all’Ucraina, di cui la Crimea era parte prima della mostra, o ai musei della Crimea che era stata annessa alla Federazione Russa!  Nel 2021 si è scelto di propendere per Kiev. A giugno era intervenuta la portavoce russa Maria Zakharova contro la sentenza della Corte Suprema dei Paesi Bassi che decideva di dare all’Ucraina gli ori dei musei della Crimea: “La sentenza della Corte Suprema dei Paesi Bassi di consegnare la collezione d’oro scita dai musei della Crimea all’Ucraina comporterà una dovuta risposta da parte della Russia. Questa non è stata una sorpresa per noi. Difficilmente ci si poteva aspettare un’altra decisione, dato il sostegno incondizionato dei Paesi Bassi a qualsiasi richiesta dell’Ucraina, anche la più spregiudicata. In particolare, il verdetto è stato pronunciato tre mesi prima della data ufficialmente prevista. Si possono solo fare supposizioni sui motivi dietro questa fretta. Il verdetto della Corte Suprema dei Paesi Bassi costituisce un altro pericoloso precedente che mina la fiducia all’interno della comunità museale e, certamente, non mancherà una risposta adeguata da parte nostra”. Secondo Zakharova, come affermato anche da Dmitry Peskov, l’oro scitico fa parte del patrimonio culturale della Crimea e “nessuna decisione presa da giudici di parte può cancellare questo fatto indiscutibile. La giustizia storica prevarrà“. Ora, è necessario sperare che non finisca nella borsa di Elena Zelenskaya, moglie civetta del presidente ucraino, che non disdegna lo shopping di lusso e sfrenatissimo quando si sposta in giro per il mondo. In particolare, Zelenskaya adora i gioielli e tutto quel che luccica addosso. Il pettine d’oro potrebbe essere una chicca per la sua toilette privata, mentre il popolo ucraino, in guerra muore e in strada soffre il freddo e la crisi economica. Sempre di oggi, 27 novembre 2023, la notizia di un intervento del Segretario della Nato Stoltenberg, il quale, intervistato, tentenna mentre Washington fa sapere che i prossimi aiuti ad Ucraina e Israele da parte statunitense, dovranno attendere il nuovo anno, anche se, c’è chi tra i democratici tenta la riduzione delle tempistiche. Stoltenberg, prova a tagliare la nebbia e sostiene che è scontato aiutare l’Ucraina per il tempo necessario, perché l’altra alternativa che potrebbe rimanere, altrimenti, sarebbe la vittoria di Putin. Stoltenberg fa capire nel suo intervento che senza una rimonta territoriale non ci può essere una carenza negli aiuti a Kiev da parte degli alleati, e ha respinto l’idea di molti secondo cui vi sarebbe incapacità da parte delle forze armate ucraine di dare una svolta alla situazione sul campo di battaglia. Anzi, Stoltenberg è convinto che la guerra in Ucraina, la mossa di Putin che è intervenuto con l’operazione speciale sia “un grande errore strategico” dello Zar. Eppure, l’economia russa cresce e i problemi delle sanzioni sono stati efficacemente affrontati fino ad ora. Inoltre, alcuni paesi europei soffiano verso Mosca con intenzione di riprendere i rapporti pacificamente, coadiuvando la diplomazia al conflitto in Ucraina. Un esempio è l’Ungheria, che oggi ha bloccato la proposta di un divieto sanzionatorio sull’energia nucleare russa che era stato proposto per il 12° pacchetto di penalizzazioni UE nei confronti di Mosca. Secondo Amundi, che è la più grande società di gestione patrimoniale d’Europa, “nel 2024 l’economia russa crescerà 3 volte più velocemente dell’economia dell’Eurozona“, ovvero, “Stati Uniti, Europa, Giappone e Australia non sono in grado di sanzionare efficacemente, questa è la verità”, ha detto il responsabile degli investimenti Vincent Mortier,  osservando come le misure del blocco occidentale abbiano avuto   “un qualche effetto in termini di congelamento dei patrimoni personali di qualche individuo, ma poco altro”. I paesi dell’orbita BRICS oltre a Turchia e Kazakistan, hanno tratto vantaggio dalle misure contro Mosca visto che export e import che prima avvenivano con l’Europa sono stati dirottati verso queste destinazioni”, documenta il canale Zonebours che si occupa di economia e geopolitica. Secondo la testata Bloomberg, per aggiungere carne al fuoco, l’UE sta discutendo sul se far pagare ad altri paesi le violazioni delle sanzioni contro la Russia che hanno coinvolto alcuni ambiti europei. Un gruppo di Stati membri sta spingendo per attenuare le proposte dell’UE volte a reprimere l’elusione delle sanzioni contro la Russia, attraverso paesi terzi. Bloomberg scrive che da fonti a conoscenza dei fatti, “il braccio esecutivo del blocco ha proposto di vietare agli importatori di rivendere i cosiddetti beni ad alta priorità – come i semiconduttori – in Russia o per l’uso in Russia, oltre a richiedere che un certo importo venga depositato su un conto di deposito a garanzia, per garantire la conformità come una sorta di una cosa collaterale. E almeno la metà di tale importo verrebbe trasferita a un fondo fiduciario per l’Ucraina mentre gli esportatori, saranno inoltre tenuti a informare le autorità nazionali di eventuali violazioni da parte di società di paesi terzi“. Ovviamente, si sono sollevate preoccupazioni su queste misure che potrebbero rallentare maggiormente l’economia dell’Unione, compresi, scrive Bloomberg, “dubbi sulla legalità e fattibilità di richiedere tali garanzie e clausole agli importatori”. Nel contesto, è da considerare che dell’Ucraina, intanto, nulla è rimasto di proprietà dei suoi cittadini, probabilmente nemmeno l’oro Scitico che, se non si prestasse attenzione, potrebbe andare a riempire le cassettiere dei funzionari ucraini e della famiglia presidenziale!

27 novembre 2023 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra TV

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