UN LEONE NEL DEMOCRATICO GIARDINO DI BORRELL. QUALCOSA NON HA FUNZIONATO!

UN LEONE NEL DEMOCRATICO GIARDINO DI BORRELL. QUALCOSA NON HA FUNZIONATO!

di Paola Mora

Ad ottobre del 2022, il Capo della diplomazia europea, Joseph Borrell, rivolgendosi a Federica Mogherini rettrice del ‘College of Europe’, testualmente dichiarava:” Devo dire che sembri molto più giovane ora che sono passati tre anni da quando eri Alto rappresentante …l’Europa è un giardino nel quale tutto funziona. È la migliore combinazione di libertà politica prosperità economica e coesione sociale che l’umanità è stata in grado di costruire. Il resto del mondo, è una giungla, e la giungla potrebbe invadere il giardino”.

Dopo un anno da queste dichiarazioni, i valori europei che per obbligo, attraverso la censura di stampa e dell’informazione vengono misurati sull’obbedienza morale, psicologica e fisica a regole imposte – decise da un nucleo ristretto della Commissione europea sulla scia dell’Alleanza atlantica – sono scemati nella più vergognosa delle epopee storiche. La colonizzazione travestita da democrazia, quell’arroganza per cui lo stupro delle culture è concesso nel momento in cui esse non sono allineate ai tanto incensati “valori”, ha superato ogni linea rossa sulla questione palestinese che temporaneamente, ha spostato l’attenzione dei mass-media dall’Ucraina sconfitta, alla Striscia di Gaza. L’Europa dei valori è quella che, con l’Italia a capo della fila, crede che un cessate il fuoco in Medio Oriente, (ad un mese ormai dall’attacco di Hamas perpetrato il 7 ottobre che si è concluso in malo modo con una serie di scontri controversi tra l’IDF e il gruppo Hamas, a spese di vittime civili sul campo, e con la presa di ostaggi nei kibbutz israeliani), non è una strada percorribile. Il giardino di Borrell appoggia il criminale di guerra Benjamin Netanyahu spingendo l’opinione pubblica a credere che un attacco terroristico, possa essere gestito dai militari con atti di forza estremi, tali per cui è largamente concesso anche lo sterminio di un popolo innocente, composto per la maggior parte da bambini. Il giardino europeo è quello che considera illegittimo, indegno, sporco, sacrificabile, tutto ciò che è aldilà del proprio perimetro nel momento in cui non accetta di sottostare a regole ideologiche che, sono mal tollerate persino dai suoi stessi cittadini. Il giardino, è quello della censura giornalistica ed in cui si è creato lo stigma del “reato di opinione”, contravvenendo alle costituzioni dei popoli liberi. È il luogo in cui, staccare la spina alla neonata Indi Gregory senza il consenso dei genitori, i quali, avevano probabilmente la necessità emotiva di un ultimo tentativo per la propria figlia nata malata e fragile, diventa persino un dibattito in cui si crede seriamente che la procedura britannica possa essere ritenuta giusta! In fondo, la verde Europa è prossima a coordinare aborto, suicidio, omicidio, considerando queste applicazioni alla stregua della “normalità sostenibile”. Ma, per apparire democratici, è necessario rieducare la massa critica, instillare il dubbio a suon di propaganda finché una fetta prosperosa di vassalli non si senta pronta a sostenere quelli che fino a ieri erano considerati crimini: i peggiori crimini contro l’umanità! Il valore europeo è una disciplina autoritaria che si inietta goccia a goccia nelle vene ingenue delle adolescenze, le quali si allontanano sempre più dal concetto di “famiglia” e negli eccessi rischiano di perdersi! Il giardino di Borrell è lo stesso che quello anglosassone: perfetta fotocopia colonizzata, elevatasi a colonizzatrice anch’essa, che si pavoneggia nuotando nei profitti dell’industria delle armi ed è convinta dell’esistenza della pace, solo se essa viene stabilita prioritariamente con bombe e kalashnikov. La diplomazia politica in Europa è di contorno, mai la prima ad essere messa in campo! Viene sempre dopo il bombardamento, dopo lo stupro delle culture, dopo l’imposizione illecita delle regole invadenti e lesive delle privacy individuali, ma, quando uno schiavo impoverito monta in rivolta per la sopravvivenza e diventa difficile gestirlo persino con le armi, si finge quel filo di compromesso necessario ad evitare l’esilio delle istituzioni corrotte.  Ebbene, la notte dell’11 novembre 2023 è stato avvistato un leone che era fuggito da un circo, in zona Ladispoli, Roma. Il felino si è aggirato per diverse ore lungo le strade trafficate della città, lasciandosi ammirare dai cittadini che, un po’ per rispetto ed un po’ per precauzione, si sono annichiliti nella cautela del silenzio barricandosi in casa, e tentando di seguirne il passo dall’altezza dei propri balconi. Il rispetto, virtù apparentemente estinta nella nostra civiltà democratica, è prepotentemente straripato dalla perfezione della criniera di Kimba, e nessuno, nemmeno gli addetti delle forze dell’ordine fiancheggiati dai veterinari, hanno osato interrompere con la violenza quella legge che, i leoni si portano dietro, nel DNA, nonostante gli anni di cattività sotto i tendoni circensi.

Il leone, fuggito o forse aiutato a fuggire da qualche buontempone, era tuttavia disorientato in un mondo non suo. Probabilmente, sarebbe corso ruggendo se si fosse ritrovato immerso nella savana tra le radici degli alberi secolari, e le sabbie calde d’Africa. Invece, ha camminato con le zampe sull’asfalto romano raffreddato dalla notte senza stelle, lentamente incuriosito dalla circostanza. Se non altro, ha dimostrato che il giardino di Borrell non è poi tanto diverso dalla giungla che è fuori, se non forse, è più evidente come la giungla di fuori sia tuttavia più libera e bella dell’aiuola artificiale europea, stigmatizzata nel terrore istituzionale che imprigiona.

Cosa farai Joseph, adesso che un leone è entrato nel tuo giardino? Cosa farete, in Europa, adesso che la Palestina è diventata un urlo ed i popoli si sono ricordati cos’è la libertà? Cosa farete, adesso che vi siete accorti come tutto il vostro odio non si sia realmente radicato nel popolo, dal momento che nessuno ha lanciato sassi alla belva feroce? Cessate il fuoco! Il leone di Roma è il simbolo di tutti coloro che sono stati strappati via dalle proprie terre. È il simbolo dei palestinesi, degli africani, di ogni cittadino del mondo discriminato perché considerato non degno dalle finte neodemocrazie! È la prova vivente che esiste sempre qualcuno disposto a liberarti; è la prova del rispetto nei confronti di un mondo che non ti appartiene; è il simbolo della bellezza della libertà che, quando la assapori, ne resti inebriato, frastornato, e senti che è ciò che in fondo desideri più di tutto! La libertà di uno schiavo, il potere emanato da uno schiavo che si è appena liberato, è la medicina prorompente che guarisce chi osserva chiuso in gabbia.

Noi, i cittadini del giardino di Borrell, censurati e imprigionati dalle istituzioni, abbiamo amato il leone, e lo abbiamo amato talmente nell’incedere fiero, che non siamo riusciti ad averne realmente paura. Ci siamo solo ravveduti, nel rispetto verso di lui! Abbiamo quasi sperato che Kimba trovasse la via di casa, che s’imbarcasse su una nave come l’ultimo dei migranti e tornasse a correre nella giungla.   Qualcosa, nel giardino di Borrell non sta funzionando e il mondo invia segnali impossibili da ignorare! La giungla ci ha invaso, Joseph, e adesso, trasformeremo questo giardino di vetro e sassi in una foresta rigogliosa. Forse lo è già, ma è necessario ruggire… per uscire da ciò che realmente il giardino europeo era diventato: una vergognosa palude da cui salvarsi!               

12 novembre 2023 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv                         

 

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