BRICS: I NOSTRI MASS-MEDIA ACCENNANO MA NON PARLANO!

BRICS, IL FUTURO SI SPOSTA DALLA LOTTA DI POTERE ARMATA, ALLA CAPACITA’ ECONOMICA E DELLE MATERIE PRIME.

BRICS, IL FUTURO SI SPOSTA DALLA LOTTA DI POTERE ARMATA, ALLA CAPACITA’ ECONOMICA E DELLE MATERIE PRIME.

 Il gruppo BRICS non è una novità: partito in sordina nel 2009, si è rivelato un vero e proprio work in progress che oggi si delinea arma efficace per contrastare la smania egemonica degli USA, insensibilmente portata avanti con il ricorso alla forza militare ed espansione della NATO.

La Nato da parte sua resta indietro, legata atavicamente alle armi e al ricatto, devota a vecchi metodi che poco si sposano con la voglia dei popoli di un nuovo mondo in cui non sono le vettovaglie ed il rovesciamento dei governi democratici o antipatici agli USA, a determinare il potere di un Paese.

Del BRICS spaventano i numeri, poiché chi è entrato a farne parte ha una grossa incidenza economica a livello mondiale globale, si tratta soprattutto di Paesi emergenti nel panorama che con entusiasmo, e fieri delle proprie materie prime e risorse, ambiscono ad entrare nei mercati con nuove prospettive di guadagno.

Brasile, Russia, Cina, Sud Africa, India sono in rapida crescita strutturale e per il PIL, dotati di buona influenza politica ed affidabilità. Il nome BRICS riunisce le iniziali dei cinque Paesi, ma se le adesioni dovessero aumentare come è auspicabile, probabilmente si dovrà pensare ad una nuova terminologia di riferimento. Rassicurante è stata l’immagine dei leader riuniti nell’ultima videoconferenza durante il summit  di questo fine  giugno 2022, ospitato dalla Cina, nel momento in cui hanno brindato sollevando ognuno la propria tazza in ceramica, bianca e dipinta di ritagli in blu. Alla vigilia del summit è stato proprio Xi-Jinping a ribadire che oramai si può parlare di un ordine multipolare e non unipolare (come credevano di poter ottenere gli americani). Significa che, se dal punto di vista militare alcuni Paesi vogliono ottenere il controllo attraverso l’ausilio della forza e della prepotenza, i BRICS si distanziano da questa visione; pur rimanendo vigili per la difesa dei propri interessi territoriali sul campo, si concentrano maggiormente sulla realtà di mondo in cui tutti i Paesi collaborativi possono avere una propria fetta di mercato mettendo al centro le risorse , creando così un meccanismo come competitors, opposto al petroldollaro americano.

Il BRICS è un esperimento interessante in cui, l’ abilità è di restar saldi sul progetto comune, anche quando in realtà i Paesi sono molto diversi tra loro, con interessi anche divergenti se spiati in chiave globale, spesso diametralmente opposti. Il motivo dell’accelerazione sul BRICS è la reazione aggressiva euro-americana sui mercati globali attraverso le sanzioni e l’inasprirsi della situazione in Ucraina, la palese intenzione della NATO di non fermarsi nelle sue mire di allargamento. Attualmente, la Russia conduce sullo scacchiere internazionale una lotta per la sopravvivenza che le assicuri la sicurezza futura dei confini e dell’ordine interno, consapevole che l’Ucraina è da tempo plagiata dal partito democratico di Joe Biden, il quale, sta utilizzando la sua influenza per destabilizzare i contorni orientali. L’Europa viene usata  come scudo umano ove cui si giocherà la guerra armata ed economica: non per la difesa degli ucraini ma per indebolire la Russia e la medesima Europa incapace di cogliere l’inganno americano ed accaparrarsi l’egemonia militare e politica propria, in tutti gli stati Europei. La stessa Italia, che ha un ruolo ben definito nel conflitto russo-ucraino, è oggi una base militare a tutti gli effetti da nord a sud:  paghiamo con l’illusione di una difesa militare invero inesistente, ed il rischio di essere travolti economicamente, politicamente, o di ritorsioni, è enorme. Siamo uno scudo per gli interessi altrui e, non esiste una base militare NATO in Italia che oggi, sotto le direttive di Joe Biden, miri alla sicurezza del popolo italico, tantomeno a quella dell’Ucraina. Russia e Cina da parte loro, hanno un rapporto di odio ed amore. L’alleanza fra le due potenze si è apparentemente rafforzata a causa delle pressioni e minacce occidentali ma restano comunque le problematiche ed i nodi di sempre! La Cina ha forti manie di egemonia economica, questo è in parte rischioso per Vladimir Putin nonostante il solidato degli ultimi mesi. Eppure, la bravura dei leader è proprio questa: mantenere rapporti civili e di collaborazione nonostante i propri interessi ed ideologie differenti, evitare le guerre attraverso le relazioni umane in quanto competitor trovando compromessi e punti di coesione, fidarsi ma non troppo poiché per interesse, è facile barare o deludere alcune promesse! L’occidente ha accusato Putin d’essere un debole per via del fatto che sta ampliando la sua dipendenza dalla Cina. La sua risposta è stata che non vede di male nel fatto di agganciare rapporti economici col dragone, e comunque, gli altri Paesi del mondo non sono affatto indipendenti dalla Cina …per cui è un’accusa che dovrebbero fare prima a se stessi.
I BRICS vogliono allargarsi, questa è la decisione maturata negli ultimi mesi; immediatamente dopo l’esternazione di questa volontà sono arrivate come fulmini, in sole 48 ore, le richieste di adesione. Parliamo dell’Argentina e dell’ Iran che ne sono elettrizzate e non è escluso che si facciano avanti altri pretendenti, sulla scia delle sanzioni strozzine implementate dagli USA.  Il BRICS è scomodo, pericoloso per il cieco occidente ed è forse uno dei motivi per cui non se ne parla molto nei nostri mass media, o forse, i giornalisti non ne fanno una grande notizia per mera ignoranza. L’esistenza di un modo differente di pensare agli accordi internazionali, sarà accettata quasi automaticamente per il semplice motivo che sono in aumento le potenze con la volontà di affacciarvisi, per cui, se non ne si vuole rimanere fuori ed affondare, ci si dovrebbe distogliere dai soli ingranaggi che attanagliano l’industria delle armi belliche, o dalle conquiste armate che sono obsolete, e lasciarsi coinvolgere da questa brezza estiva multipolare.

L’ Italia dovrebbe valutare, come altri Stati, di entrare in socialità con il team BRICS senza temere troppo la reazione d’America, capire che il mondo ha svoltato, e questa svolta che riguarda le risorse coinvolge un po’ tutti nel proprio piccolo. Il consolidamento del BRICS prevede un allontanamento dai vecchi schemi che si legavano tutti al dollaro come fosse esso un cappio. Evolvendosi, il progetto potrebbe riservare non poche sorprese da parte dei Paesi emergenti e… chi è così pazzo da lasciarsi sfuggire l’occasione? Non si parla della potenzialità del BRICS in occidente, perché accorgersene  potrebbe togliere dall’imbarazzo del suo declino, l’Europa, incuriosirla su una tematica coinvolgente che non riguarda più la guerra, ma le risorse scambiate pacificamente! In Italia, i governanti cavalcano la fune rocambolesca della svendita dei propri panorami sotto ogni punto di vista, non sanno rivalutare gli Stati né incanalarli in un corridoio salvavita ove il ‘made in’ e le energie pro-ambiente, farebbero gola a tutti.
In Italia ci si lascia sedurre dalle false promesse, da chi paventa la green economy inesistente e precaria col solo obiettivo di creare giri di finanziamenti e riciclaggio di denaro per pochi abbienti. Nessuna reale prospettiva energetica o di sopravvivenza per la popolazione, è in agenda. Turismo, energia, lavoro, sanità sono allo sbando, in balia di organizzazioni estere e multinazionali. Non vi è prospettiva di miglioramento economico, tecnologico o sociale. Le tecnologie vengono implementate su un territorio sempre più povero, arido, senza futuro, destinato a diventare l’oasi militare di qualcuno, sfruttato per gli affacci strategici sul mare,  l’esperimento più mal riuscito dell’occidente.

Gli Stati Uniti volevano riportare l’Europa sotto il proprio controllo per il pericolo che essa si accorgesse di un mondo più rispettoso delle risorse altrui. I BRICS si sono riproposti di creare una nuova valuta sul mercato internazionale basata sulle materie prime, non più sui dollari. La banca di sviluppo è già esistente, il tema BRICS è considerato una liberazione dai nodi d’occidente. I popoli, probabilmente, ripongono in questo modello economico e civile una grande speranza, una aspettativa forse troppo grande per il momento! Il rischio è che il BRICS, causa le pressioni attuali e la guerra, possa strutturarsi come un alter ego della Unione Europea. Esso è stato anche una scelta obbligata e coraggiosa, dovuta alla situazione. Sostituire il dollaro non è una impresa molto semplice, i BRICS hanno appetiti diversi ed un entusiasmo che potrebbe venire smorzato qualora sorgano diversità progettuali incolmabili. L’ago della bilancia è anche la evoluzione della situazione in Russia, poiché è quello il territorio ostile che gli americani democratici non sono riusciti a piegare, il territorio con alla guida un Presidente ingegnoso e pieno di idee. Non ha la potenza mastodontica della Cina ma un peso rilevante nella opposizione all’unilateralità. Qualcosa sta nascendo, i BRICS forse avranno necessità di più tempo e non ci sarà un cambiamento immediato come molti vorrebbero, ma perlomeno, attraverso questa spinta avremo la fortunata possibilità di strutturarci su un nuovo pensiero più democratico e meno guerrafondaio. L’Italia ha tagliato i ponti completamente con i nuovi mercati, assoggettandosi pedissequamente alle direttive di Joe Biden e Mario Draghi. Non è possibile al momento, in parlamento o per strada, esprimere un concetto di evoluzione alternativo in grado di far risorgere le economie dell’Italia: il servilismo atlantista che lascia il gioco del potere decisionale completamente alla NATO ed eseguito alla lettera dai nostri presidenti, ha danneggiato – un anno seguente l’altro –  il nostro desiderio internazionale di identificarci con le esigenze e tradizioni. Altri paesi come l’India, un tempo in forte conflitto con la Cina, hanno saputo trasformare la visione dei rapporti tecnici e ricavare vantaggi dalla alleanza BRICS, risollevando le proprie situazioni critiche. L’India attualmente compra il carbone dalla Russia con lo yuan cinese, evitando il dollaro. Nel vertice NATO tenutosi a Madrid, è stato espresso il concetto secondo cui “le ambizioni e le politiche coercitive cinesi minacciano gli interessi, la sicurezza, ed i valori della Nato e sono finalizzate al rovesciamento dell’ordine internazionale basato sulle regole”. La Nato è disponibile ad un confronto con Pechino ma non è disposta a dividere e sfaldare l’alleanza in previsione di un cambio di direzione globale. Il problema è che queste regole di cui si parla, sono dettate da un unico centro/nicchia del sistema americano democratico, né siamo a conoscenza esattamente di quale cambio di paradigma potrebbe avvenire dal punto di vista delle relazioni, nel momento in cui dovesse decadere la presidenza dei democratici negli USA.

L’Europa, causa  incapacità di confronto con le potenze emergenti, e per la tracotanza infantile con cui i leader credono di giocare a Risiko, è destinata a polverizzarsi come accadde all’Unione Sovietica a suo tempo. L’Europa non ha funzionato, per la  mancanza di professionalità  e di abilità di negoziato dei suoi più alti esponenti. Mai vi è stato un declino così triste nella politica europeista, soprattutto italiana, prigioniera della incompetenza generale, mancanza di cultura, atteggiamenti ottusi, elementari, approssimativi dei leader (tutti incollati alle poltrone e sempre più difficili da schiodare anche quando le popolazioni vorrebbero un cambiamento).

Quella dei BRICS è una sfida ambiziosa, interessante, che seppur non riuscisse a concretizzarsi pienamente è indice di un grande cambiamento di mentalità che non potrà essere ignorato : è su questa voglia di rinascere ed evolversi che sta sbocciando il futuro. Dubito molto che si rimanga nel vecchio schema totalmente ed a lungo. Da un lato lo ritengo un bene, poiché il vecchio schema è giunto al limite della corruzione e della mafia, quindi andava assolutamente demolito. Questa demolizione o meglio dire autodistruzione, si coglie nella profonda crisi globale delle popolazioni che non riescono più a sostenersi in alcun modo, stanno sprofondando nel debito e nelle dittature degli stati di emergenza ma non è avvenuta a causa del galoppo impetuoso del cavallo bianco di San Giorgio (che intanto ha cominciato la sua corsa contro il Drago), bensì per dinamiche preesistenti ed ataviche che i governatori hanno cercato di nasconderci riversando il proprio vaso di Pandora sul conflitto russo-ucraino.
Dal BRICS possiamo imparare che le armi non sono indispensabili per detenere i poteri. A volte basta giocare con le risorse che abbiamo senza sprecarle per consumismo, usarle in modo intelligente, coinvolgendole a vantaggio dei nostri Paesi e mettendole  al centro, sul piatto delle relazioni diplomatiche.       

 

02 LUGLIO 2022 – PAOLA MORA –  QUI RADIO LONDRA TV

 

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