VIOLENZA, DIFFAMAZIONE, HACKERAGGIO IN RETE. IL PERICOLO VIAGGIA PIU’ VELOCE NELLA TECNOLOGIA DI ULTIMA GENERAZIONE

LA PRIVACY E LA LIBERTA’ , MINACCIATE DAL CYBERBULLISMO.
“LA SICUREZZA FAMILIARE E PRIVATA, AL TEMPO DELLE TECNOLOGIE AVANZATE”.

Affrontiamo, in questa epoca di avanzata tecnologica (organizzata malissimo dagli ideatori dei social network), un problema colossale, oggi ancor sottovalutato perché il ‘social’ è sempre stato considerato come un ‘luogo di svago’ ove gruppi e profili personali servono per intrattenersi nei momenti liberi: fino a pochi anni fa non conteneva tutto della nostra vita, né il nostro lavoro, né era un mezzo preferenziale di adescamento per la criminalità organizzata, hacker, pedofili, né era utilizzato dai ‘profili fake’ per seminare terrore, minacciare, né era un ‘tramite governativo’ per inoltrare le proprie esclusive versioni politiche censurando i liberi pensieri ecc.

La politica non era ‘social’ , quando è nato Facebook.

Le cose sono cambiate ed il sistema di contenimento dati progettato per gli utenti del mondo è fragile, rischia di rompersi facilmente lasciando fuoriuscire informazioni sensibili, inoltre si è poco previdenti nell’uso di internet (abituati ad idealizzarlo come un gioco, sin da ragazzi) e poco preparati sugli attacchi informatici di qualsiasi tipo.

La criminalità sui social, che è capace di radicarsi dal virtuale fino alla vita privata, lavoro, arrivare anche alla famiglia, ai partner, ai figli, ai minori – con lo scopo di distruggere un individuo preso di mira nella sua realtà quotidiana – si avvale sempre più spesso di “bande anonime” formate per lo più da soggetti con profili fake o che rubano le foto di terzi utenti, per crearsi una identità di riserva; dietro questi profili fake, ci sono persone in carne ed ossa che si dilettano nei momenti liberi a trasformarsi in perseguitatori seriali, troll, leoni da tastiera, vendicatori, molestatori. Alcune bande non sono da sottovalutare nelle azioni, poiché sempre più spesso sono professionisti della rete cyber, hacker legati alla ‘malavita’ organizzata. In casi più eclatanti sono mezzi di propaganda diffamatoria legati a  fazioni politiche ‘perbeniste’ che riciclano la popolarità ed il potere, attraverso l’ausilio mediatico di eserciti di troll. Altre volte si tratta di criminali individualisti, persone comuni ed insospettabili senza molta esperienza, che conoscono bene le basi del sistema Facebook, Instagram, e ne approfittano per perseguitare gli altri; o anche si tratta di ragazzini in cerca di emozioni forti che si divertono a fare i bulli, tipologie minori di stalker e perseguitatori.

I ‘Joker virtuali’ hanno anche la possibilità di nascondersi sui propri fake-social “fisicamente”, attraverso il camuffarsi per evitare d’esser riconosciuti. Una sentenza della corte di cassazione del 1° gennaio 2022 in relazione ad un crimine commesso a viso coperto da una mascherina sanitaria, la ha considerata una ‘aggravante di reato’ poiché il presidio era usato non per protezione da malattia, ma per rendersi irriconoscibile mentre si commetteva un fatto delinquenziale. Il virtuale si sta popolando, come il reale, di persone che non solo possono avere profili fake e ghettizzare vittime prescelte entrando nell’intimo, ma che compaiono in video camuffandosi con cappucci, maschere, qualsiasi cosa impedisca di risalire al proprio viso, per continuare le opere di distruzione esaltandosi e diffamando gli altri senza possibilità di essere riconosciuti.

Esistono persone serie, che ci mettono la faccia, si occupano di smascherare vere truffe e casi di criminalità, senza perseguitare singoli soggetti ogni giorno, senza necessità di nascondere essi stessi la propria identità. “Le Iene”, “Striscia la Notizia”, sono esempi fulgidi di come si può rendere un servizio sociale con trasparenza assoluta.

Il cyberbullismo e modi di applicarlo, aumentano a dismisura ed ecco perchè la trasparenza è un requisito oggi fondamentale per poter frequentare il social network e non essere di cattivo esempio per gli altri, nella tattica modaiola di anonimizzare troppo se stessi non per privacy, ma per intenzioni differenti non proprio onorevoli.  

Per affrontare il cyberbullismo e difendersi, è necessario prendere atto del periodo distopico in cui ci troviamo, considerare il telefonino cellulare un‘arma a doppio taglio, pericoloso dal momento che raccoglie la nostra privacy, senza garanzia che venga tutelata. Il sistema Facebook, Instagram, ecc, non è predisposto alla sicurezza: i profili sono facilmente hackerabili, è uno strumento utilizzato anche da persone con cattive intenzioni che vi approcciano a finalità di violenza psicologica, diffamazione, stalkeraggio.

Diffidare dei profili fake di chi non mostra mai il proprio volto nel virtuale, di chi vi chiede fotografie spinte soprattutto senza conoscervi, di chi svolge professioni apparentemente di pubblica utilità ma lo fa camuffandosi con cappucci, maschere, mascherine, ecc. è un punto di partenza importante per esigere in questo delicato contesto, sempre più trasparenza e sicurezza.

Così come è una buona tattica e un buon  stile di vita, riservarsi le cose preziose ed  imparare a ‘vivere le relazioni nel reale’, evitare il più possibile (per quanto sia divertente) gli scambi di video e foto intime attraverso la rete di messaggeria social. Non si sa mai chi può prenderne possesso, usarle per illeciti scopi anche quando nulla di male c’è nell’aver condiviso con fiducia qualcosa di sé con una persona cara. E’ vero che, soprattutto gli adolescenti, usano il virtuale per corteggiarsi, provare a canalizzare le prime esperienze intime importanti anche attraverso le piattaforme private, sui propri cellulari, per attirare l’attenzione di chi piace, (soprattutto gli adolescenti sono in pericolo: non hanno l’esperienza per fronteggiare un eventuale problema di stalkeraggio, violenza privata ecc). Ecco perchè le famiglie devono cominciare ad educare ad un buon utilizzo di questo strumento di comunicazione, ancor prima di concedere al proprio figlio di avere un cellulare in mano.

Riporto qui di seguito alcuni reati chiave di Cyberbullying:

  • Diffusione di dati altrui personali e sensibili in internet
  • Messaggi on line violenti e volgari nei profili o gruppi pubblici, o dirette social, reiterati e persecutori nei confronti di un utente.
  • Molestie tramite messaggi privati all’utente preso di mira.
  • Denigrazione ripetuta su gruppi, blog, chat, via e-mail per distruggere la reputazione di qualcuno.
  • Profilo falso usato per spacciarsi per un’altra persona o utilizzato per poter usare la rete social senza essere riconosciuti, col vantaggio di poter diffamare o insultare gli altri.
  • Ingannare un utente per farsi inviare materiale sensibile e dati privati.
  • Emarginazione di un utente dai contesti social attraverso la diffamazione
  • Stalking
  • Bodyshaming e Revenge porn
  • Truffe e ricatto all’utente utilizzando minacce legate alla privacy o alla vita personale dell’utente.
  • Furto e hackeraggio di pagine e profili personali, appropriamento indebito di dati sensibili.

Il 27 maggio 2022 è andata in onda su ‘Qui Radio Londra Channel’, la prima puntata dedicata al Cyberbullismo, una presentazione di ciò che tratterà questa esclusiva rubrica che si basa sull’argomento d’avanguardia e si chiamerà “Cyberbullying. La conduzione della rubrica è stata affidata per l’occasione a Leandra Pinna (Assistente capo coordinatore Polizia di Stato) ed Antonio Porto (LES- Libertà e sicurezza), la regia è di Max Massimi, gli ospiti e gli esperti verranno scelti di volta in volta per competenze ed utilità, a servizio del cittadino, in modo da poter proiettare correttamente gli utenti nei pericoli del mondo virtuale, per saperli riconoscere e difendersi da essi. L’ invito a collaborare per la buona riuscita della rubrica è stato accettato con entusiasmo da rappresentanti della polizia postale e di Stato, organi di sicurezza molto attivi negli ultimi anni contro questa piaga sociale di violenza, attraverso la rete.  

Apollonia Reale, pedagogista clinico, grafologa giudiziaria, esperta di violenza di genere, mediatrice familiare, collabora con le forze dell’ordine da tempo ed ha aperto magistralmente e con spontaneità gli interventi sul tema del bullismo cyber, nel programma dedicato in ‘QRL CHANNEL’. Riportiamo alcuni stralci delle sue dichiarazioni rispetto alle ‘campagne di diffamazione che uccidono’:

“Scrivo ormai da anni su un giornale locale, e in occasione dei trent’anni della strage di Capaci, ho scritto un pensiero che secondo me è valido in relazione alle tematiche che ci accingiamo ad affrontare. Credo che dobbiamo andare anche oltre al fatto della mafia. Vengono dette e scritte tantissime cose in riferimento, ma nel caso di Falcone, tutti ormai sappiamo che fu pugnalato alle spalle dalla politica, dalle istituzioni in primis, almeno tre volte, ebbe una ‘morte civile’: quando ad esempio non venne nominato Capo dell’ufficio istruzione di Palermo, quando non venne eletto Consigliere del Csm, quando gli fu impedito di dirigere la Procura nazionale anti-mafia; proprio lui ci parlava, molto spesso, di ‘menti raffinatissime che ci sono all’interno delle istituzioni’ e dopo questo scempio che venne fatto alla sua immagine, e fu proprio uno scempio politico, venne per questa ragione fisicamente eliminato. Alla domanda sul se sia più forte lo Stato o la mafia nessuno, ad esempio, risponde che ‘non fu solo la mafia che agì in quella situazione’, così come in tantissime altre situazioni: oggi quando viene fatto un sondaggio, la stragrande maggioranza risponde che forse è più forte la mafia. Nessuno formula la domanda in modo diverso, nessuno chiede se “lo Stato italiano abbia avuto un ruolo esso stesso, indipendentemente dal ruolo della mafia, nelle stragi”. La mafia non agì da sola. Ci sono imprenditori che abbiamo conosciuto come ‘paladini della legalità’ che finiscono sotto inchiesta per accuse infamanti, vediamo magistrati diventare stranamente politici di lungo corso, all’improvviso circolare finanziamenti a beneficio di fondazioni, centri studio, enti di ogni tipo le cui finalità sfuggono agli occhi di molti. Questi fatti sono molto vicini, da un punto di vista mio personale, al tema che affronteremo oggi. Il bullismo è in crescita negli ultimi anni, si distingue in ‘bullismo’ e ‘cyberbullismo’, uno è fisico ed uno virtuale. Quando parliamo di ‘Revenge-porn’, parliamo di una violenza fatta di immagini e filmografie, comincia fra i banchi di scuola e rischia di degenerare nel tempo: i ragazzi bullizzati pensano di non essere adeguati, di non essere all’altezza, sono le prede preferenziali dei bulli. Come diceva Max Massimi ad inizio trasmissione, ‘non ci deve essere omertà’, serve una denuncia, una rete di collaborazione non solo all’interno della famiglia che si sente anch’essa spesso da sola in queste situazioni, è importante il lavoro di rete, delle forze dell’ordine, dei tecnici, ed anche della magistratura”.

Durante la diretta è stato fornito agli utenti un riferimento utile per la difesa dal cyberbullismo: una applicazione utile per difendersi dagli attacchi di rete e da quelle violenze perpetrate on line (e non solo), che hanno scopo di distruggere l’identità reale di un individuo:  ‘YOUPOL’, è una applicazione su cellulare cui è facile registrarsi e che permette al cittadino e soprattutto ai giovani, di rimanere in contatto in ogni momento con la polizia di Stato per rivolgersi ad essa velocemente in caso di violenza privata, ricevere sostegno, individuare il bullo, fermarlo, ottenere indicazioni su come comportarsi, segnalare anche casi in cui si è testimoni di una violenza perpetrata verso terzi, con l’opzione di poter rimanere anche anonimi ecc.

Sulla tematica sono intervenuti avvocati di spessore come Renato Penna, Antonello Secchi, che hanno espresso le proprie opinioni a riguardo ampliando lo sguardo alla società in cui viviamo, in cui le famiglie tendono a disgregarsi e c’è urgenza di ristabilire i valori sociali fondamentali che sono essenziali ad una società meno violenta e più sicura per tutti. Mancano forse i modelli sani da seguire, manca il coraggio genitoriale di un ‘NO’ ai propri figli quando si tratta di mettergli in mano precocemente uno strumento pericoloso come il cellulare, che ti collega ad un mondo più grande di te se sei un bambino senza alcuna esperienza della vita.

Insidiosa è la velocità con la quale i messaggi di rete possono essere immessi sui social, diffusi, copiati, salvati sui dispositivi, e quando si tratta di dati sensibili diventa complesso schermarsi da pubblicazioni violente ed atti lesivi della persona. Le conseguenze psicologiche rispetto a questi reati sono ansia sociale, autoisolamento ed emarginazione, depressione, problemi nel privato di ogni genere se la minaccia e la molestia raggiungono la cerchia delle proprie conoscenze, nei casi più estremi si può spingere la vittima al suicidio. Ricordiamo il caso più eclatante che aprì l’opinione pubblica a questa problematica, quello di Tiziana Cantone.

Ledere la dignità di una persona, opprimere ossessivamente, tentare di rovinare la reputazione di qualcuno ad ogni costo, è un gesto che manca di umanità e di consapevolezza, ed è un passatempo poco virtuoso che molti interrogativi apre sulle personalità di chi si collega in rete a scopo distruttivo, e non costruttivo nei riguardi degli altri. In particolar modo è la psiche dei minori a venirne turbata, in quanto, sono alle prese con il riconoscimento esterno e per se stessi della propria utilità e valore nel mondo. Nel momento in cui si distrugge l’autostima già fragile, insicura sui passi da compiere nel futuro, si macchia il giovane di una sensazione di vergogna rispetto alla società in cui vive, si rischia di spingere la vittima in un burrone senza via d’uscita. Quello in cui dobbiamo educare e educarci, è che invece, una via d’uscita esiste sempre, basta il coraggio di prenderla quella strada, senza paura né vergogna quando il male ci è stato fatto con violenza! Il problema non siamo noi, ed esistono gli strumenti per bloccare chi usa il social per scopi poco onorevoli che declinano verso la violenza fisica e psicologica!

29 maggio 2022 – PMS Redazione – Qui Radio Londra

 

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