OPERE SENZA AUTORE: QUANDO LA PROPAGANDA UCCIDE L’ARTE

L’EUROVISION COME SAN REMO, I FESTIVAL ALLINEATI CHE SANCISCONO LA FINE DELLA LIBERTA’ NELLE ARTI!

Non aprirò l’articolo esponendo la fotografia dei vincitori dell’Eurovision 2022, che si è tenuto a Torino nella sua sessantaseiesima edizione!

Apro il sipario con un argomento molto più serio, con la locandina di un vecchio film intitolato ‘OPERA SENZA AUTORE‘ , in cui si affronta il tema della ‘propaganda nell’arte in epoca nazista‘. E’ straordinario quante somiglianze vi si possano trovare rispetto a quello che accade oggi: dalla sanità stravolta in un mezzo  politico propedeutico a soffocare le libertà, alla strumentalizzazione dell’arte per scemunire le masse. Il film, si apre infatti con la scena di un bambino che guarda le opere d’arte in una stanza, e con un soldato tedesco che spiega cosa sia l’arte e cosa no, per il regime. Vi consiglio di guardarlo.

Conoscendo questo forte pezzo cinematografico, mi ha incuriosito il rumore provocato dall’ Eurovision di questo anno, non perché sia la notizia più importante oggi ma perché mi sono resa conto, che ultimamente in  troppe circostanze si ricorre alle celebrità per ipnotizzare le masse a favore di un dogma politico e governativo. Mi ricordo Chiara Ferragni chiedere ai followers di votare Joe Biden, Fedez sponsorizzare i sieri ad RNA e le teorie gender. Questo è il livello di degrado raggiunto dai governi attuali, che non avendo all’interno presidenti amati dal popolo, commissiona alle celebrità i discorsi di adesione alle proprie idee politiche! A pensarci, fino allo scoppio di questo conflitto pandemico e militare, a nessuno interessava molto della competizione musicale che stamattina ha riempito i quotidiani, benché i nomi del passato legati a questo evento, siano stati anche prestigiosi. Buoni conoscitori della psiche umana, gli specialisti delle tecniche di comunicazione per il controllo di massa, hanno di certo capito che alla gente piace divertirsi, che in quel momento in cui si rilassano ascoltando una canzone o guardando un quadro, non badano ai messaggi subliminali ed è più semplice infilarsi nel loro cervello. Ecco perché, artisti di grido rintracciati nello spettacolo come possibili promotori di messaggi a senso unico, vengono ingaggiati da manager e produttori di una certa provenienza, che gli aprono improvvisamente davanti agli occhi, strade milionarie da percorrere approfittando dei loro talenti, o anche spesso ‘non talenti’!

Musica e spettacolo sono linfa d’ispirazione dei giovani adolescenti, quindi, si può plasmare un cervello come un governo desidera, superando l’ostacolo della educazione familiare, attraverso l’indottrinamento propinato dalle celebrità. Ecco perché i governi credono che fare scalpore su Angelina Jolie in Ucraina (giunta lì per missione umanitaria), possa ad esempio contribuire a toccare i cuori dei cittadini, coprire meglio le menzogne, dare forza e senso al “non senso” della propaganda occidentale, piena di crepe. Mentre i grandi autori del passato non erano soliti cadere in queste trappole,  (si distinguevano per una personalità patriottica che evidenziava nelle proprie opere i difetti o i pregi veritieri di una società, anche quando la propria vita privata non era spesso esemplare), gli autori del presente per assomigliare a quelli del passato vengono ingannati dalle produzioni, introdotti nelle cerchie intoccabili del potere, coccolati finché servono , proiettati nel magico mondo del successo facile, in cui, basta vincere il primo posto in uno degli show pilotati del secolo per fare il giro del mondo, essere finanziati, vestiti, istruiti!

Gruppi e cantanti come Achille Lauro, Maneskin ( li hanno catturati per i propri scopi recentemente, prima erano genuini nonostante la particolarità d’espressione fuori schema), Fedez, Blanco e Mahmood e già possiamo intuire chi saranno anche i prossimi prescelti dal potere di propaganda, sono le punte di diamante del sistema, vengono sponsorizzati giorno e notte a discapito di tutti gli altri colleghi artisti, più naturali e meno costruiti a livello di esibizione ma non di meno per talento…anzi!

Ricordiamo a tal proposito un certo Lorenzo Cherubini confessare, in una intervista radiofonica di molti anni fa, di essere stato invitato in un posto di cui non poteva svelare gli argomenti, probabilmente un forum globalista per la finanza in cui si discutevano cose inimmaginabili. Si trovava lì solo perché, secondo quelle persone, lui poteva essere la persona giusta per loro e per i propri progetti ideologici.

Non solo gli artisti, anche i festival della canzone, giocano questa partita di indottrinamento delle masse e non, quindi, sono indicativi di un intrattenimento puro e semplice.

L’Eurovision Song Contest è organizzato dai Membri della Unione Europea, già questo è molto fazioso, ed anche se il regolamento interno bandisce i contenuti politici o che possano avvicinarsi alle tematiche politiche internazionali, la regola vale per molti artisti che vengono puntualmente squalificati per questi motivi, ma non vale per quei pochi che, giustificati per convenienza, puntualmente vincono la gara in momenti storici cruciali proprio per “certe fazioni politiche”. 

Ad esempio, se la politica non deve essere, per regolamento interno, il perno di una saga musicale di spessore come l’Eurovision, non si capisce perché sia stata esclusa in una edizione passata la cantante pop Samoilova (rappresentante della Russia), solo per il fatto di aver cantato in Crimea nel 2015 contravvenendo alle regole di  Kiev. Il Ministro degli esteri ucraino, Pavel Klimkin ,avrebbe definito provocatoria la scelta russa di candidare Yulia alla gara musicale poiché la donna era stata in Crimea.

Ci chiediamo…  ma non era vietato fare politica in occasione dell’Eurovision? Eppure, si lascia correre che Kiev vieta ai potenziali candidati  di partecipare, se hanno viaggiato in Crimea, territorio annesso alla Russia nel 2014.  I dirigenti dell’ evento musicale, in una intervista per i giornali, riferirono che non erano intenzionati a rispondere a domande in cui si faceva menzione al conflitto nelle regioni di Donietsk , Lugansk e Charkiv perché non gli competeva: “ In questo contesto non facciamo politica e sarà vietato fare politica durante lo show”. Sulla esclusione di Yulia Samoilova  ribadirono altresì, che non gli competeva neanche quello e non se ne erano occupati loro. Dunque, se ne era occupata la fazione politica di Kiev?

Altrettanto strana è la presa di posizione nei confronti dei complessi musicali legati all’Ucraina, territorio che partecipa all’Eurovision dal 2003, e che da un certo punto in poi ha avuto una paurosa escalation in tutte le edizioni arrivando spesso in finale, e vincendo tre volte. Da protocollo, avendo vinto un gruppo ucraino nel 2022, la prossima città ad organizzare lo show dovrebbe essere ucraina.

Zelens’ kyj ha già immaginato che se non ci saranno scontri nucleari opterà per Mariupol ( forse per provare a riconquistare il plauso dei cittadini martoriati dagli Azov, in caso di vittoria sulla Russia).

 Nel 2004 l’Ucraina ha vinto con ‘Wild Dances’ di Ruslana; nel 2016 con ‘1944′ di Jamala e nel 2022 con ‘Stefania‘ della Kalush Orchestra. Nel 2005, in occasione dell’ Eurovision che doveva essere ospitato a Kiev, venne organizzato un festival nel territorio ucraino per decidere chi avrebbe partecipato in rappresentanza dell’Ucraina. La finale, fu vinta dai Green Jolly : per rendere valida la partecipazione modificarono un testo originariamente pieno di riferimenti politici, che diventò  simbolo di propaganda della rivoluzione arancione, iniziata negli ultimi mesi del 2004. 

Nel 2016, dopo una breve pausa per gli incidenti in Donbass, fu organizzata dall’Ucraina una seconda stagione canora chiamata Vidbir  per incoronare il prescelto per  l’Eurovision. Vinse la cantante Jamala con il brano ‘1944’. Al momento della selezione per l’Eurovision si sollevarono però polemiche per il testo, in quanto era palesemente a sfondo ‘politico’ (trattava la crisi di Crimea), ma Jamala arrivò fino in finale conquistando il podio e Kiev, fu scelta per l’Eurovision Contest dell’anno successivo come città ospitante della manifestazione.

Nel 2017,  la Russia fu ritirata dalla rassegna musicale in quanto la cantante scelta in rappresentanza Yulia Samoinova (ne abbiamo parlato qualche riga più sopra), venne ammonita per il fatto di aver viaggiato in Crimea. Il clima molto teso a causa di questo increscioso episodio, provocò che l’Ucraina arrivasse in finale come una delle favorite, senza svettare di luce nelle classifiche di gradimento più importanti.

Nel 2019 la cantante Maruv vinse il festival nazionale ucraino Vidbir, si preparò quindi all’Eurovision, ma poichè avrebbe dovuto presenziare a  due concerti in Russia, fu costretta a ritirarsi per non contravvenire al governo di Kiev. Quell’anno avvenne un fatto spiacevole sul palco legato alla bandiera palestinese. La band Hatari la teneva in mano sugli spalti e venne immediatamente sequestrata.

Nel 2022, la partecipante designata per l’Eurovision dall’Ucraina, in quanto vincitrice al festival Vidbir, era la cantante Alina Pas  ma ‘secondo il governo’  , quest’ ultima avrebbe falsificato alcuni documenti inerenti viaggi all’interno della Crimea. E’ stata sostituita all’ultimo minuto dalla Kalush Orchestra, un gruppo nato recentemente, nel 2019. I Kalush hanno vinto con il brano ‘Stefania’  benedetti dal presidente Zelensky, il quale, anzichè occuparsi di affari internazionali, ha trascorso il tempo a sponsorizzare il voto durante l’Eurovision. Di contro, la Russia è stata interdetta dalla organizzazione che non ha concesso quest’anno agli artisti russi di partecipare. Si sarebbe dovuta esibire Slavia Simonova, una ragazza con problemi alla vista ma con una voce spettacolare!

Un dettaglio non irrilevante è che il video di ‘Stefania’ della Kalush Orchestra, è stato girato tra le rovine di Bucha ed Irpin subito dopo l’uscita dei russi dalle città, e prima della finale dell’Eurovision . Il brano è stato subito strumentalizzato dal governo di Kiev, che lo ha decantato come il  “nuovo inno per la patria”. Uno dei cantanti della band, Vlad Kurochka, è tra l’altro un miliziano delle forze di difesa di Kiev .

Ho provato a guardare il video del brano in questione, da cui ho preso le distanze quasi immediatamente. Mi ha meravigliato la tonalità ed il timbro musicale montato sulle immagini, in modo quasi celebrativo della guerra. Le  parole della canzone fanno riferimento ad una madre (dovrebbe corrispondere alla figura genitoriale di uno dei cantanti, quindi non  alla scena politica attuale tranne che in un breve passaggio), ma il video ha trasformato la canzone in una nenia sulle mamme ucraine e sui bambini nella guerra russo – ucraina. Il cantante, Oleh Psyuk, ha dichiarato in una intervista successiva alla vittoria che  ‘la canzone è stata scritta per sua madre ma che  gli eventi la hanno resa associabile, per gli altri, ad una canzone riferita alla guerra in Ucraina’.

Questi ‘altri’  che la hanno associata al panorama geopolitico, chi sono? Se il gruppo musicale non la aveva scritta per la guerra, bensì per ricordare la madre di uno dei musicisti, e se non conteneva dunque messaggi politici,  perché il video è stato girato a Bucha subito dopo l’uscita dei russi dal territorio? Perché hanno subito sfruttato l’ambientazione dei bombardamenti  appena avvenuti, come falchi e senza rispetto per la situazione? Perchè nel video si fa riferimento ai ‘militari ucraini’ contraddistinti dalla bandiera sulle uniformi, che salvano i civili fra le macerie, se poi in realtà, i civili hanno testimoniato il contrario, ovvero, di essere stati attaccati ed uccisi proprio dagli ucraini di Azov? Per quale motivo la commissione dell’Eurovision non ha ritenuto di squalificare il brano  a carattere politico? Già, il contenuto non deve avere riferimenti politici per il regolamento, però il video del brano, evidentemente può essere a sfondo politico e di propaganda.

Questa vittoria, sembra essere un modo folcloristico di ripulire l’immagine al governo di Kiev approfittando della sensibilità giovanile alla musica pop. Giovani che non si interessano molto di politica internazionale, inglobano attraverso la canzone  l’immagine visiva  secondo cui l’esercito ucraino è composto da angeli del paradiso, salvatori della patria e delle mamme ucraine. Da adulti ricorderanno la guerra in Bucha, Mariupol, Irpin, attraverso le news sparate in rete da Kiev. Il video musicale della band rende ancor più idea di dove si spinga la propaganda, non trasmette indignazione per i fatti del conflitto russo ucraino, è quasi una celebrazione della guerra in quanto strumento di beatificazione, utile a premiare eroi a prescindere dalle ricostruzioni dei fatti.

E’ stata invero ricostruita una storia propagandistica per l’Ucraina attraverso un testo ingannevole, che da regolamento non doveva contenere nessi con la geopolitica attuale, ma è abbinato ad un video fazioso a tutti gli effetti. Le immagini sono state montate prematuramente dagli sceneggiatori, in fretta e furia, senza che vi siano stati i processi sulle stragi, ed in una situazione molto delicata. Stefania, non è una canzone per le mamme ucraine, il video promozionale mostra certamente i bambini in braccio alle madri, ma glorifica ed è dedicato alle milizie ucraine in cui sono integrati i battaglioni neonazisti identificabili dalle uniformi, che in questi giorni sono smentiti nelle buone intenzioni delle testimonianze di tutti quei civili, cui hanno incendiato le case e che hanno usato come scudo umano. 

Mi chiedo cosa ne pensano le famiglie di Mariupol, cosa provano guardando un video musicale in cui i soldati ucraini salvano i loro bambini, laddove nella realtà hanno usato i civili fino ad oggi come scudo, occupato i seminterrati nelle scuole, messo in pericolo la vita dei nascituri negli ospedali, stanziando l’artiglieria. 

   Sulle votazioni non ci si può aspettare fossero diverse: la narrativa europea è allineata, e chi non era allineato durante lo show, come la Romania, è stato estromesso dal voto (in automatico conferito al gruppo ucraino). Nelle televisioni italiane, il colmo,  si è incominciato a chiedere ai corrispondenti russi dell’Eurovision, forse per spostare l’attenzione sul teatrino musicale, anziché concentrarsi sulla serietà del conflitto che è di certo molto più importante di un festival in questo momento.  Come se le guerre si combattessero sui palchi musicali!

 L’Eurovision ha tutto della politica, al contrario di ciò che declama nel regolamento è fazioso, impedisce per motivi politici le partecipazioni alle gare, indirizza le vittorie secondo le convenienze governative. Sarebbe il caso di cambiare il regolamento, introdurre la possibilità di farne uno spettacolo politico a tutti gli effetti in cui però tutti i partecipanti, possano cantare la propria idea politica, senza esclusioni. Quantomeno non sarebbe più di parte!

 I popoli perdono fiducia nelle celebrità ma cominciano a rendersi conto, forse, che esiste qualcosa di più prezioso dell’esibizionismo e delle unghie smaltate. Forse Dio è più prezioso. Forse la verità è più preziosa. Forse è più prezioso il silenzio per chi ci lascia, dello spettacolo sfrenato che non lascia il tempo di pensare, di capire dove è il vero e dove è il falso, pur di instillare le ideologie.   

16 MAGGIO 2022 – PMS – Redazione Qui Radio Londra              

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