LA RUS’ DI KIEV: LA RUSSIA SORELLA MAGGIORE DELL’UCRAINA!

L’OCCIDENTE PROMUOVE ODIO FRA DUE SORELLE DI SANGUE

UCRAINA E RUSSIA, SORELLE DI SANGUE.

Il 16 marzo del 2022, il presidente ucraino Volodimir Zelens’kyj rilascia una dichiarazione che appare in prima pagina su diverse testate giornalistiche. Il discorso è quello tenuto col Campidoglio degli Stati Uniti a Washington, alla presenza di senatori e membri della Camera dei rappresentanti, riuniti per l’occasione. Il leader chiede il ‘riconoscimento dei confini del 1991 e li desidera fermamente’. Cosa è accaduto nel 1991 e perché c’è pretesa di riconoscere ancora, i confini di uno Stato Sovrano? Il 25 dicembre del 1991 alle 19:32, Gorbaciov apparve in televisione annunciando le dimissioni e la fine dell’Unione Sovietica. La catena di eventi da quel momento in poi, che ha investito la Russia, è stata densa e ricca di colpi di scena di cui alcuni, non esattamente alla portata del popolino per comprensione. Durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica nacque una organizzazione internazionale a stampo militare denominata CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) con sede in Minsk, Bielorussia. Fu stipulato un accordo sottoscritto dai Capi di stato di Bielorussia, Russia e Ucraina  che entrò in vigore il 12 dicembre del ’91 in seguito alla ratifica dei tre Stati. Anche Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Turkmenistan, Tagikistan, e Uzbekistan aderirono, l’ultima ad entrare fu la Georgia nel 1993. Lo statuto fu approvato proprio quell’anno e venne formalizzato il requisito minimo per essere considerati STATI MEMBRI (in base all’articolo 7, bisognava aver ratificato lo Statuto stesso). Tutti firmarono la ratifica tranne due territori: Ucraina e Turkmenistan. Il Turkmenistan rivendicava la neutralità. L’Ucraina si lamentava per il fatto che solo alla Russia fosse stato concesso lo status di successore dell’URSS, secondo l’ONULa questione non è mai stata risolta e all’Ucraina fu semplicemente assegnato il ruolo di stato associato, senza ufficializzarne la posizione. Nel 2006 la Georgia annunciò il ritiro dalla CSI perché aveva intrapreso un percorso di ingresso nella NATO, sarebbe stato impossibile far parte di due organizzazioni di stampo militare contemporaneamente. L’Ucraina, tentennò per uscire dal percorso di inserimento nella CSI, sappiamo anche dagli ultimi accadimenti che probabilmente sognava anche lei un ingresso nella NATO, reso complesso dagli accordi del post guerra mondiale, secondo cui, i territori cuscinetto non possono essere teatro di appartenenze militari compromettenti per i confini. 

Siamo davvero certi che l’Ucraina è uno Stato sovrano, e non un‘equivoco colossale che ci tradisce per una serie di fattori linguistici?

Zelens’kyj comunica a Washington che aderisce fermamente al riconoscimento dei confini discussi nel ’91, ma da allora sono accadute diverse vicende, come la riannessione della Crimea alla Russia attraverso il Referendum popolare, e tanto altro! Catapultiamoci nel 2008.

Vladimir Vladimirovich Putin incontra George Bush a porte chiuse, e all’epoca era quest’ultimo il presidente degli Stati Uniti D’America. I due ebbero uno scambio su diverse questioni politiche, soprattutto si parlò di ‘Georgia’. Il motivo dell’incontro non era di certo Kiev, ma quando si trovarono a sfiorare casualmente l’argomento, Vladimir Putin perse la calma e sferrò un leggero pugno sul tavolo. Si scusò, rivolgendosi a Bush e disse “…ma capisci George che quello non è nemmeno uno Stato! Che cosa è l’Ucraina? Una parte dei suoi territori, quelli che credete le appartengono, è l’Europa dell’Est, e una parte per giunta notevole gliela abbiamo regalata noi russi. Dovete dirmi che cos’è l’Ucraina, perché io proprio non lo so, l’Ucraina non è niente!”.

Conosciamo la cultura di Vladimir Putin, il puntiglio con cui ispeziona ogni anfratto storico e riflettendoci non è possibile che abbia detto una assurdità, proprio lui che la Russia la conosce a menadito! L’Unione Europea, quando oggi si rivolge all’Ucraina fa riferimento allo Stato sovrano democratico invaso dalla Russia, per la cui sovranità tutti devono intervenire affinché venga difesa. Siamo certi che oggi l’Ucraina sia la democrazia di cui si parla? O si è trasformata in un campo di mine, per i cittadini? Putin affermava che Lenin aveva commesso un errore: quello di promuovere l’autodeterminazione delle nazioni all’interno dell’Unione Sovietica anziché l’autodeterminazione del popolo sovietico, l’Ucraina esisteva solo come territorio all’interno della Russia, ma non come Stato.

Poiché questa dichiarazione di Vladimir Putin ha lasciato più volte senza parole gli interlocutori, abbiamo provato a fare una piccola ricerca autonoma sull’origine dell’Ucraina e assemblato alcuni pezzi interessanti sulla sua presunta concreta e non utopica esistenza. Si contesta, che ciò di cui parla Putin riguardo l’identità dell’Ucraina come Stato, risale a oltre un millennio fa, ma il concetto è invece molto recente.

La storia della Russia comincia più o meno in questo modo: nell’ 882 Oleg unificò tutte le terre Rus, e pose la capitale del suo regno a Kiev. Kiev, infatti, è il punto da cui si è formata non l’Ucraina, che, come ‘terminologia’ appare decenni dopo, ma il regno di Rus stesso, il quale, con Kiev capitale è battezzato ‘dei rusini’. Gli abitanti di Kiev e del regno di Rus’, enormemente esteso, si chiamavano appunto rusini ed erano una mescolanza di vichinghi di varia provenienza. Nel 992, Vladimir I DI Kiev fece edificare una fortezza per difendere la Rus di Kiev dalle incursioni provenienti dalle steppe, ed essa, fu sede del ‘principato di Perejaslavl’, dal nome del reggente nominato.

A partire dal 1054 la Rus di Kiev si disgregò in ‘principati indipendenti’: Galizia, Volinia, Cernigov, Novgorod Severskji, Perejaslav e Kiev. Nel 1239 il principato di Perejaslav fu distrutto durante l’invasione dei Tatari. Nella seconda metà del XVI secolo divenne sede di un reggimento di cosacchi, e col ‘trattato di Perejaslav’, l’Etmanato cosacco passò nuovamente sotto controllo del ‘regno russo’. Col trattato di Andrusovo la città divenne, come in origine, parte della Russia. (In epoca sovietica la medesima città di confine interna alla Russia, venne rinominata Perejaslv Khmelnytskyj). A causa dei continui strappi dalla originaria Rus, i rusini stanziati nella antica Perejaslav, mischiarono il proprio linguaggio con quello di altre popolazioni nella terra di confine. La città si trova a 95 km a sud di Kiev e originariamente, quindi, lo ricordiamo ancora, era una fortezza della Rus (regno russo) a difesa del confine. Oggi, la città di Kiev ha uno status speciale e non è sotto la giurisdizione di ‘nessuna regione’.

In tutto questo mosaico, l’Ucraina dov’è? Perché in tutta la storia della Russia originaria, poi spostata verso Nord in aree tranquille e non troppo soggette ad invasioni, non se ne parla! Semplicemente, non esisteva ancora.  La parola ‘ucraina’ etimologicamente significa: territorio di confine. Il termine cominciò ad essere usato dopo il 1504 per indicare l’idioma di coloro che abitavano il principato di Perejaslav e dintorni, quelli che erano più soggetti a mescolanze poiché si trovavano sulla linea di difesa della Rus’, in tutto il periodo storico che vide la disgregazione e la riaggregazione del regno; praticamente, si tratta dei cittadini della vecchia fortezza costruita dal regno russo nel 992 da Vladimir I di Kiev e zone limitrofe! Nel 1585 il sovrano Stefano I Bathory, garantì a Perejaslav lo status di città regia. Riassumendo, il ‘territorio di Perejaslav’ a 95 km da Kiev, che anticamente era una fortezza della Rus di Kiev, veniva indicato dialettalmente dopo il 1504 come ‘ terra di ucraina, terra in cui si parla il dialetto di confine, o piccolo russo’. Da questo concetto, in seguito, si è creduto di poter trasformare un territorio nato internamente alla Rus’ ove la cadenza dialettale era diversa per via delle invasioni, in uno Stato indipendente, perché si riteneva che questo avrebbe risolto i problemi delle invasioni di quel territorio, renderlo un cuscinetto autonomo. Il problema è che contiene milioni di cittadini che parlano il russo puro, non la lingua mezzana ucraina che ha origine sempre e comunque dalla lingua russa – macchiata dagli idiomi dei popoli invasori storici. L’ucraino ancora oggi viene chiamato “piccolo russo”. L’Ucraina non era uno Stato ma una porzione di territorio, vicino Kiev, della Russia, e che la Rus di Kiev adibì a zona di difesa. Fu Lenin, al momento della creazione della Unione Sovietica, a fare dell’‘Ucraina’ una Repubblica separata dalla Russia per indipendenza ma pur sempre interna e non scissa, in quanto credeva che potesse sopravvivere autodeterminandosi in virtù di quella cultura linguistica e più personale, dopo un percorso storico turbolento.  Tra il 1917 e il 1920, fu quindi un territorio a sé ma venne subito riassorbito nell’URSS. Lenin,  in un’epoca in cui ‘esisteva idealmente una Ucraina come territorio indipendente, ma non ancora formalmente e questo ideale era venuto fuori con la rivoluzione d’Ottobre contro l’egemonia degli zar oppressori dei popoli, scrisse: “ Solo gli operai e i contadini del territorio ucraino possono decidere e decideranno nel loro congresso nazionale dei soviet se l’Ucraina deve fondersi definitivamente con la Russia o costituire una repubblica indipendente, e quale legame federativo deve essere stabilito tra le due parti. Noi aspiriamo alla stretta alleanza, una unione delle nazioni che non permetta nessuna violenza esercitata da una sull’altra, fondata su una completa fiducia. Stabilire il confine fra gli Stati oggi, provvisoriamente, giacché aspiriamo alla abolizione completa, non è una questione fondamentale, si può e si deve quindi attendere poiché la diffidenza nazionale è spesso molto tenace”.

In realtà questo bel discorso fu probabilmente un escamotage per circuire l’immaginazione popolare. Era necessaria una Ucraina indipendente, per spegnere i focolai di rivolta, ma provvisoria, ristabilire la fiducia e poter poi pensare ad una coesione. Il 30 dicembre del 1922 Lenin,  impedì di fatto la nascita dello Stato indipendente di Ucraina.

Dopo il 1945 il territorio viene ammesso all’ONU, avendo recuperato i pezzi da Polonia, Cecoslovacchia e Romania, come repubblica indipendente in seno all’URSS ed incorpora nel 1954 la Crimea. Nel 1990 durante la dissoluzione dell’URSS, fu stipulata la dichiarazione di sovranità dell’Ucraina rispetto al diritto sovietico e nel 1991, fu adottato ‘l’atto di Indipendenza dell’Ucraina con cui il parlamento ucraino si dichiarò indipendente e democratico attraverso un referendum che elesse Leonid Kravcuk, includendo anche la Crimea. Specifichiamo che questo processo di indipendenza avvenne in modo rapido ed improvviso, attraverso una movimentazione popolare stanca della sua instabilità, tanto che ‘inizialmente’ Mosca non riconobbe i confini con Kiev.   Con una successiva riunione, Bielorussia, Russia e Ucraina dissolsero formalmente l’Unione sovietica e formarono la Comunità degli Stati indipendenti (CSI) per riconoscere i cambiamenti attuati, e Kiev avrebbe rinunciato in cambio del riconoscimento, agli arsenali nucleari. Abbiamo già parlato del CSI, spiegando che l’Ucraina tuttavia non ha più definito chiaramente la sua posizione come Stato sovrano rispetto all’ONU, assumendo una figura di facciata. La questione sui confini che dovrebbero delimitare l’Ucraina, resta aperta come una ferita, tanto è che ad oggi, essi vengono continuamente ridisegnati in virtù del fatto che non vi è un riconoscimento pacifico degli stessi, e gli accordi saltano continuamente. Lo stesso Zelens’kyj, pone costantemente il dubbio sulla loro definizione.

Fu Vladimir Putin ad ammorbidire la situazione sui confini alla sua ascesa, a porsi in maniera più pacifica, nel senso che, per la prima volta con Putin si è incominciato a parlare di un riconoscimento vero e proprio, a patto che però venissero rispettati accordi di pacifica coesistenza. Le cose sono andate diversamente per la difficoltà di rispettare soprattutto le etnie russe in seno a quella che doveva essere la definitiva versione d’Ucraina. Ovviamente, non si può coesistere in un ambiente di repressione di culture. È pericoloso per la stabilità stessa dei territori confinanti. Il 31 maggio del 1997 fu firmato il ‘Trattato di Amicizia, Cooperazione e Partenariato tra Federazione russa e Ucraina’. In esso si stabiliva il riconoscimento della inviolabilità dei confini disegnati nel ’91, quelli cui fa riferimento Zelens’kyj quando parla con Washington, ed il rispetto della integrità territoriale. Il trattato impediva ad entrambe le realtà di invadere o dichiararsi guerra, ma nel 2018 l’Ucraina annunciò la sua intenzione a non rinnovare l’accordo.

Il trattato è scaduto di fatto il 31 marzo del 2019. Nel 2018, inoltre, l’Ucraina ha introdotto controlli biometrici per i russi, che per passare attraverso la regione ucraina e viaggiare in altre realtà occidentali, devono dichiarare i motivi, i quali devono essere approvati dal governo di Kiev, pena la reclusione fino a tre anni.   

Dopo gli incidenti del 2003 e 2004 sul transito via mare, anche nel 2014 con gli ‘accordi di Minsk’ si cercò di mediare, ma sappiamo come è finita. Gli accordi di Minsk prevedevano soprattutto che i cittadini all’interno dell’Ucraina, affinché la Russia potesse riconoscerla nella sua territorialità, potessero autodeterminare il proprio linguaggio. Questo accordo non è stato mai rispettato dal governo di Kiev, ove, dopo il colpo di Stato del 2014 avevano preso pieno potere anche i gruppi neonazisti, i quali, hanno cominciato ad eradicare la cultura russa a partire dal DonbassIl problema fondamentale di un’Ucraina indipendente, è che dovrebbe liberarsi dalle ingerenze terze, soprattutto statunitensi. Dal ’91, il territorio di Kiev è controllato dietro le quinte non dall’Europa, non dall’Ucraina, non dalla Russia, ma dall’‘America democratica’ che, con l’intrusione della NATO nei progetti politici e di comunicazione ucraini, in attesa di una piena integrazione militare, reprime e manovra ogni possibile accordo.  Per cui l’Ucraina è privata sia della libertà di rapportarsi in modo indipendente con l’Europa, sia con la Russia, poiché l’America è l’intrusa che finanzia il colluso governo di Kiev, e la Russia, è tenuta per la sicurezza del proprio popolo a ristabilire equilibrio sul confine. Questo equilibrio, potrebbe esserci solo se a trattare fossero realmente l’Europa e l’Ucraina, per interessi non lesivi nei confronti della Russia. La leva utilizzata dalla NATO è resa possibile dai militanti nazisti, residui del dopoguerra che odiano i russi come li odiava Hitler, e che disseminano terrore nelle cittadine che se volessero autodeterminarsi nel linguaggio e tradizioni non ci riuscirebbero per via delle repressioni. I nazisti in Kiev sono gruppi estremisti della popolazione del territorio di confine, che si nutrirono delle ideologie di Hitler e si unirono all’esercito tedesco per le eradicazioni di ebrei, e sono riemersi come padroni dopo il colpo di Stato del 2014 sovvenzionati dagli americani.

È vero che la storia si modifica nel tempo, ma è anche vero che siamo compagni di sangue, russi e ucraini lo sono molto più degli altri. In virtù di questo, è triste una propaganda europea ed americana volta ad inimicare le due culture, che tenta di far credere che i russi siano nemici degli ucraini e viceversa, e  preme su due popoli ‘oggi distinti solo dal linguaggio e da poco altro’, i quali, non hanno mai avuto problemi fra loro se non nella misura  causata dai governi subentrati a prendere il controllo della terra di confine.

Quando Vladimir Putin afferma che l’Ucraina può esistere solo all’interno della Russia, dopo aver provato a farla esistere autonomamente, non lo dice solo per interessi commerciali o per le terre rare di cui è ricco il Donbass, ma è anche una presa di posizione determinata dal fatto che oggi, l’ingerenza americana sul territorio ed il fatto che il leader Zelensky non accetti la demilitarizzazione degli eserciti anti russi, è pericolosa per la stabilità dell’Impero russo. Ricordiamo che, nel primo periodo della sua ascesa come presidente, Vladimir Putin ha stemperato di molto le grinze e avviato accordi importanti con quella porzione di territorio, anello di congiunzione tra due mondi diversi.

Putin non propende alla cancellazione della Ucraina ma alla sua normalizzazione, l’amica Kiev come cuscinetto pacifico con cui intraprendere relazioni ed ove siano rispettati i linguaggi dei cittadini. Che quel territorio sia stabile e non instabile, è importante per la sopravvivenza stessa della Russia. Che quel territorio sia instabile, giova alla NATO. Anche l’Europa sembrava aver avviato un processo pacifico di relazioni, ma non è piaciuto alla NATO che ha visto nell’avvicinamento europeo all’Oriente, la fine del sogno di un governo mondiale unipolare sotto il controllo dell’America democratica. Forse l’Europa, intesa come occidente, deve diventare grande insieme all’America alleata, in modo differente. Neanche noi occidentali, però, possiamo tradire le nostre origini: dobbiamo mantenere amicizia con il popolo russo se vogliamo aiutare l’ucraino, e attuare un gioco di forze ed espedienti necessario per una nostra progettualità più autonoma da cui l’America può attingere come alleata per non perdere la sua potenzialità, e la Russia può legarsi per gli affari comuni. Dovremmo anche ricostruire la nostra fede in Dio che il consumismo sfrenato ci ha fatto perdere rendendoci deboli e prostituiti, laddove la Russia la ha conservata e coltivata nel cuore dei suoi cittadini attraverso uno Stato molto legato alla Chiesa ortodossa. Inoltre, gli Stati europei dovrebbero autodeterminarsi; non abbiamo bisogno di un altro impero né lo siamo, rimarremmo schiacciati e già lo siamo per non aver saputo mediare tra territori importanti. L’Europa può crescere solo se non ci si allinea all’America completamente, in modo che ogni Stato membro possa rispettare le differenze con gli altri. Se la NATO guida un allineamento in Europa favorevole solo a se stessa, non ha senso che esista l’Europa. Se l’Europa non è in grado di rispettare le costituzioni e l’auto-determinazione di uno Stato membro, su quelli che sono i principi umani fondamentali ed i valori più alti, è bene che lo Stato compromesso ponga delle condizioni, il rispetto o l’abbandono d’Europa, perché nessun popolo può andare contro se stesso.

Forse, dovremmo pensare di più al benessere del popolo ucraino  sulla terra di confine, che alla sua parvenza di Stato sovrano in cui oggi non può valorizzarsi nei talenti per le pressioni d’occidente che lo spingono a tradire la Russia, da cui è nato. In fondo tutti gli esseri umani hanno lo stesso sangue, alcuni sono discendenze fraterne sacre, che l’ego distrugge!     

07 maggio 2022 – PAOLA MORA –  Qui Radio Londra TV

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