SERGEJ LAVROV, L’INTERVISTA SFORA I DUE MINUTI E NON PIACE A MARIO DRAGHI

LA PAURA DELLA VERITA’ NON E’ MAI STATA COSI’ EVIDENTE!

SERGEI LAVROV, L’INTERVISTA SFORA I DUE MINUTI E NON PIACE A MARIO DRAGHI.

Parliamo di un Paese, l’Italia, dove c’è libertà di espressione, il ministro Lavrov appartiene a un paese dove non c’è libertà di espressione; questo paese permette di esprimere le proprie opinioni anche quando sono palesemente false e aberranti, il mio giudizio è, che quello che ha detto Lavrov, è aberrante e ciò che ha detto su Hitler è stato osceno. Non c’è stata una intervista ma un comizio. Allora ci si deve chiedere se si può essere liberi di  invitare una persona che chiede di essere intervistata, senza un contradditorio, per un certo periodo di tempo, non è un granché, non c’è stato un contraddittorio, non è un granché professionalmente, e fa venire strane idee”.

Queste, le parole scocciate di Mario Draghi riguardo l’intervista al Ministro Sergej Lavrov del 2 maggio 2022, in cui il premier ha anche sobillato esser stato il Ministero della difesa russo a richiedere l’ospitata in una televisione italiana. L’iniziativa di rilasciare una intervista a ‘Zona Bianca’ di Rete Quattro, è partita, sembra, dagli stessi giornalisti italiani con la prospettiva di offrire un punto di vista diverso e necessario al contesto che stiamo vivendo. E’ anche la prima apparizione in diretta in una televisione europea del Ministro degli Esteri russo, per cui, una bella responsabilità!  Sergej Lavrov può ipoteticamente aver chiesto che lo si lasciasse parlare, laddove alla collega Zakharova non è stato fluidamente concesso la scorsa settimana (ma questa è una ipotesi che facciamo ulteriormente per ragionamento, senza prove, che non ha tutta questa importanza, né scandalizza; alla luce dei fatti, Sergej Lavrov è stato l’ ospite di punta, in prima serata, di una trasmissione italiana, e, Giuseppe Brindisi, ha gestito la cosa in modo professionale, di più, rispetto ‘al solito’ degli ultimi tempi. Il solito, in Italia, corrisponde attualmente alle risse oratorie ove non si capisce nulla perché le voci si sovrappongono per impedire di esprimersi con chiarezza su fatti scomodi. Sergej Lavrov non ha fatto altro che formulare risposte, sulle domande rivolte dal conduttore, per cui, di comizio non si tratta. Che gli esponenti politici di certi livelli si dilunghino nelle risposte è frequente, oseremmo dire, la prassi, soprattutto nel momento in cui sono comparsate rare ed esclusive, estere, e non invece ospitate quotidiane. Giuseppe Brindisi fa il suo lavoro, ci prova e  ci riesce anche abbastanza bene, concesso che ultimamente osa trascinare in studio ospiti di livello, che non è frequente ascoltare in diretta nazionale. In un articolo sul blog di “Qui Radio Londra”  in cui abbiamo analizzato la partecipazione di Marija Zakharova alla trasmissione di Brindisi, sottolineammo senza andare sul personale, il vizio un po’ frequente nelle trasmissioni giornalistiche italiane di non lasciare esprimersi esaustivamente chi ha un parere differente da quello allineato:  si interrompe metodicamente e l’utente non è in condizione di recepire a pieno il succo del paradigma non di massa, ma quello più raro. Nel caso dell’intervista alla Zackharova non era stato sconveniente il fatto che ci fossero domande o contraddittorio da parte del conduttore verso l’ospite, anzi,  era legittimo e sacrosanto. Non molto consona però l’interruzione troppo spinta e invadente nei riguardi di un personaggio di spessore che si può non stimare, ma se fai un invito, è necessario trattarlo con decoro fosse anche solo per dimostrare l’ospitalità e l’umiltà degli italiani, nei confronti di chi viene o parla, da lontano. Nella serata di ieri, invece, Giuseppe Brindisi osa, lascia parlare Sergej Lavrov, pone domande anche ‘molto fastidiose’ ma interessanti che fanno parte della narrativa allineata, cui il Ministro degli Esteri russo risponde con la flemma propria di personaggi politici di quel rango quando sono ospitati nei salotti. Probabilmente a Draghi non è piaciuto il fatto che il giornalista si sia dimostrato talmente professionale, da non scavalcare continuamente l’interlocutore, e questo, ha permesso a Lavrov di spiegarsi in dettaglio sui punti controversi dimandati. Il conduttore, non ha creato, infine, solo la difficoltà della domanda ma esternato curiosità su possibili soluzioni alla pace russo-ucraina, chiedendo a Segej Lavrov chi o cosa può portare alla fine del conflitto. Una domanda che i governi difficilmente affrontano,  troppo impegnati a parlare di guerra e di armi da spedire.

Draghi afferma che Lavrov ‘viene da un paese ove non esiste la libertà di espressione’ ma dimentica che anche in Italia da quando lui è il premier, non vi è una libertà né di espressione, né di stampa, né personale se si pensa che senza lasciapassare, quando il governo lo decide, non puoi salire neanche sull’autobus. In Italia ti ospitano in TV ed esprimi liberamente il tuo pensiero, ma se esso non è allineato al regime vieni delegittimato del lavoro, perseguitato, calunniato, diffamato, licenziato ecc. Non risulta che l’Italia sia più libera della Russia  da questo punto di vista, forse ultimamente è molto meno libera di tanti altri paesi. Difatti, quando il premier dice che ‘bisogna chiedersi se possiamo ospitare persone che fanno interviste più lunghe senza contraddittorio’, dimenticando che  il contraddittorio a Lavrov era espresso vivamente nelle domande scomode, lo fa malamente, indispettito, lancia probabilmente un monito ai mass media italiani per la serie: ‘non deve ripetersi!’. È questa la sensazione che si prova ascoltando le parole di Mario Draghi, il quale, non si è mai espresso prima di oggi su decine e decine di interviste esclusive del passato, molto simili a quella fatta all’esponente russo. Secondo il presidente, l’ospite ha detto cose aberranti e menzogne, in realtà, ha spiegato diverse situazioni dal suo punto di vista, criticabili o meno, certamente la valutazione la farà l’opinione pubblica, ma nulla che a prescindere si possa asserire essere palesemente falso.

Esistono vari tipi di interviste, esse vengono composte sulla base di domande e se ci sono,  di contradditori. Ne ricordiamo di celebri al ‘Maurizio Costanzo Show‘,  quando gli ospiti di grido s’accomodavano anche con il solo giornalista a tenere in mano la discussione, senza interventi di terzi, nel tentativo non di censurare alcuno, ma per offrire allo spettatore una visione il più ordinata possibile del paradigma conoscitivo e culturale dell’ospite di rilievo. Il contraddittorio in questo caso è quello del giornalista, che nelle domande o offrendo una sua impressione opposta durante il confronto, crea il margine disallineato. Lo può fare attraverso quesiti, scomodi o comodi, volti a riportare nella maniera più trasparente possibile il pensiero critico di chi risponde. Se si tratta di un personaggio esclusivo, a maggior ragione un conduttore non gli si può mettere di traverso come un orso che ha intenzione di sbranarlo; ne abbiamo viste centinaia di interviste  di questo tipo. Poi ci sono i dibattiti, ovvero, gli ospiti intervistati esprimono i propri pareri e controbattono gli uni con gli altri sulle domande poste a turno dal conduttore. Questo genera una zona calda , in quanto, non tutti la pensano al medesimo modo e la bravura di chi conduce è quella di misurare i contendenti nelle reazioni, senza però soffocarle, per offrire uno spettacolo movimentato ma comprensibile, in cui non ci si scavalca continuamente voce su voce, non si tracolla nel pessimo gusto, e nel trash.

Il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov è stato intervistato in esclusiva, con un collegamento in diretta, e gli si è data opportunità di spiegare i punti critici russi sul conflitto in Ucraina; il conduttore ha tenuto l’educazione richiesta e stabilito il margine di distacco necessario a un tipo di ospitata di quel genere. Forse avrebbe potuto maggiormente  fornire anche una versione più strettamente personale dei fatti durante il colloquio televisivo, ma non ha ritenuto di doverlo fare se non sommariamente, lasciandolo trapelare nelle domande che contenevano il famoso ‘contraddittorio di regime’. Un’intervista, comunque, non è un dibattito, né un comizio.

Il ‘comizio’ di cui Draghi accusa Lavrov, lo ha fatto invece il presidente ucraino Volodimir Zelens’kyj nei parlamenti del mondo ove, data la situazione, era necessario maggiormente uno scambio di opinioni politiche che non c’è stato, un comportamento consono ad una ‘riunione’ e non di asservimento alle parole del leader. I parlamentari non erano lì a perder tempo o a guardare uno spettacolo, ma si sono assunti il compito di essere coordinatori di pace e li paghiamo per mantenere le pace nei nostri territori. Forse, era il caso di osare un minimo di contraddittorio e di dialogo pacifico, mantenendo l’educazione ed il rispetto che si confà ad ospiti politici esteri! Forse, era necessario anche che i governi ascoltassero la fazione opposta russa, nella medesima misura di quella ucraina, per avere chiari i punti di vista di entrambi nella volontà di addivenire a decisioni lucide, imparziali, il più coerenti possibile con la situazione critica di guerra. Invece, quando Lavrov ha tenuto un collegamento al Parlamento europeo, ad esempio, gli addetti ai lavori hanno abbandonato l’aula senza voler ascoltare. Ci si trovava temporalmente all’inizio del conflitto, per cui, come è possibile che già si fosse presa una posizione così drastica, senza neanche avere ancora ben capito tutte le dinamiche scatenanti e i punti di vista dei coinvolti? Poi ci sono le conferenze stampa in cui i giornalisti, a turno, alla fine dell’ ars oratoria d’un politico, hanno possibilità di porgergli domande lampo, quelle di due minuti cui è solito rispondere Mario draghi, che spesso impiega anche meno di trenta secondi per la poca voglia caratteriale di interagire, offrire spiegazioni sui propri operati. Mario Draghi non è molto portato per le domande, preferisce isolarsi, fare il suo dovere e andare via. Non è una critica personale, gestisce il tempo in modo diverso e sceglie la concisione. Non a tutti piace parlare in pubblico.

Analizziamo ora il punto critico dell’intervista, l’unico cui ci si poteva in apparenza appigliare per deridere Sergej Lavrov, ovvero, la sua opinione sugli ebrei e sui nazisti. Crediamo giusto che la comunità ebraica si sia un po’ indispettita, sono molto rigorosi, e ciò che hanno vissuto è molto forte. Un chiarimento non esiterà ad arrivare per bocca di Lavrov  coi diretti interessati.

E’ importante il fatto che, durante la sua spiegazione, Lavrov esordisce con la dicitura SECONDO ME, per cui, non paventa il suo pensiero come una realtà assoluta e condivisibile ma come qualcosa che può essere dibattuto poiché non tutti potrebbero pensarla allo stesso modo. Nello specifico, il ‘secondo me‘ è riferito alla storia che Hitler fosse ebreo. Su questo fatto si sono svolte realmente delle ricerche, nel momento in cui si è provato ad affondare lo sguardo nelle radici familiari dell’uomo più imperdonabile della storia umana.

Alcuni storici ritenevano potesse essere possibile, altri no! Al momento non è l’ipotesi più accreditata, quella secondo cui Hitler avesse radici ebree. Lavrov è uno di quelli che ritiene possa essere probabile, ma rimane un ‘secondo me‘ accarezzato da alcuni storici, e mai ancora dimostrato. Ne consegue che Hitler non fosse ebreo.  O forse sì, visto che nel 2010 due ricercatori, Marc Vermeeren e Jen Paul Mulders, con prove scientifiche hanno analizzato il DNA di 39 persone legate da parentela ad Hitler scoprendo la presenza del cromosoma raro dell’Aplogruppo Eib1b1, che proverebbe la ebraicità del dittatore. La stessa storia ci racconta che Hitler non fece mai analisi approfondite sulla sua discendenza:  aveva timore di scoprire d’essere ebreo!

 SL “Secondo me, anche Hitler aveva origini ebree. Da tempo ormai sentiamo il popolo saggio ebreo che dice che i maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei”.

GB (storcendo il naso per il dubbio sul parere di Lavrov)“Trasmetteremo comunque in onda, integralmente, ciò che ci sta dicendo!”.

La seconda parte della frase di Sergey Lavrov non è più compresa nella locuzione ‘secondo me‘, ma coinvolge un dato di fatto noto anche a molti altri saggi ebrei!  Cioè quando afferma che secondo  i ‘saggi ebrei’ taluni feroci antisemiti furono gli ebrei stessi. Qui, il ministro degli Esteri sicuramente si rifà alle cronache storiche. Non significa che gli ebrei fossero fratelli contro fratelli o infedeli al proprio popolo. Gli ebrei, furono le vittime indiscusse della strage etnica perpetuata da Hitler, questo non possiamo dimenticarlo ed anche oggi stiamo lottando affinché non si torni a quel punto d’arrivo violento, discriminatorio, inumanoNon possiamo però neanche esimerci dal fare notare che ci sono stati alcuni casi in cui i delatori e complici del nazismo furono ‘anche alcuni ebrei’, una minoranza che o per convenienza, o per ricatto, o perché gli venivano sventolate banconote e posti di prestigio sotto al naso, disonorarono i propri fratelli di sangue accettando di co-partecipare agli eccidi di massa nazisti pur essendo essi stessi ebrei. Si tratta di minoranze, casi storici, ma questo non deve sconvolgerci o stizzirci se poi pensiamo che le masse, ipnotizzate dal regime di Hitler, resero possibile con l’indifferenza la sua scalata, non si accorsero di ciò che accadeva, giustificarono i primi decreti del Furher finchè non ci si risvegliò nell’inferno perfetto! Se ripassiamo la storia del nazismo in Italia, i tedeschi guidati da Kappler, ad esempio, avevano fissato i prezzi degli ebrei: consegnare un uomo valeva 5mila lire, una donna 3mila, un bambino 1500 lire. Poi c’erano quelli ricercati perché più scomodi e che avevano ancora più valore rispetto agli altri.  I vicini di casa degli ebrei, divennero delatori pur di avere quel denaro. Si è scoperto che in Italia furono tantissimi i delatori che aiutarono per soldi , per odio, invidia , a scovare gli ebrei; forse questo può aiutarci a comprendere come mai anche oggi in troppe occasioni pubbliche, siamo un popolo debole che per sentirsi superiore discrimina facilmente il prossimo. Ne abbiamo avuti diversi esempi durante il lockdown, con la storia delle minacce ai cittadini non vaccinati. Per quanto riguarda poi la faccenda di ‘ebrei che collaborarono coi nazisti’, riportiamo l’esempio di Celeste Di Porto, ebrea, che accettò di essere complice dei nazisti promettendogli un gran numero di nomi e fece arrestare persino i suoi familiari. La ricerca sui delatori e collaborazionisti dei nazisti in Italia, è stata effettuata a suo tempo dalla ‘Fondazione Museo della Shoah’. Abbiamo poi le cronache storiche rilasciate ad esempio da Bryan Mark Riggricercatore ebreo che ebbe accesso a numerosi fascicoli dell’epoca e raccolse centinaia di testimonianze. Rintracciò una serie di nomi di militari, di origine ebrea, che lavorarono tra le fila di Hitler. Ne riportiamo qui di seguito alcuni:

Franz Mendelssohn, discendente del filosofo ebreo Moses Mendelssohn, era membro del partito nazista; Bernhard Rogge, decorato da Hitler, ammiraglio, aveva un nonno ebreo ma chiese ed ottenne un certificato di sangue tedesco per presentare servizio nella Kriegsmarine;

Il generale Helmut Wilberg, figlio di una donna ebrea, fu dichiarato ariano per raccomandazione  dal signor Goring, nazista; Hans Eppinger, medico mezzo ebreo, svolse esperimenti sugli ebrei internati nel campo di concentramento di Dachau; Il colonnello Walter Hollaender arruolato nell’esercito tedesco era ebreo, anche lui ottenne un certificato ariano; Emil Maurice, aveva il nonno di sangue ebreo, ma entrò anch’egli tra le fila di Hitler.

Ecco perché, probabilmente, Sergej Lavrov ha sviluppato quella sua osservazione sui collaborazionisti dei nazisti. Ovviamente, e questo serve sottolinearlo ancora, lo stermino degli ebrei fu così vasto, violento, feroce, inenarrabile per le torture commesse, che non cambia la storia affermare, avendolo scoperto dai documenti, che ci furono “taluni collaborazionisti ebrei” a lavorare per i nazisti. Sono casi singoli che non possono passare inosservati o negati, forse l’abominio è maggiore riguardo questi individui perchè avrebbero dovuto difendere il sangue del proprio sangue, anziché svendersi. Questo fatto è atroce!

Avvenne però anche il contrario. Un ufficiale tedesco, Kurzbach, salvò circa 200 ebrei nascondendoli nella sua officina quando c’erano i rastrellamenti. Usò il suo grado e il suo compito nell’esercito tedesco, per contrastare gli ordini ricevuti e salvare gli ebrei, invece di assassinarli come gli veniva chiesto.

 Concludiamo l’articolo con la speranza che raccontare la storia del passato non rischi di diventare campo minato. Non è sempre tutto bianco o nero, ci sono anche sfumature!

Piccolo plauso al conduttore di ‘Zona Bianca’, che ha svolto semplicemente il suo lavoro in maniera meno opprimente lasciando ascoltare ai cittadini un contenuto limpido e non confusionario, in un momento storico in cui ne abbiamo necessità: il dialogo può salvare il mondo!

 I due minuti di Mario Draghi, chissà, son quelli che si desidera i giornalisti delle televisioni italiane debbano dedicare agli ospiti scomodi, per chiudere repentinamente i collegamenti o cambiare argomento a convenienza! Un processo che abbiamo visto compiersi durante la pandemia nei confronti di chi poneva dubbi sul virus cinese, atterrato in Italia! Questo iter non è più sostenibile. Dobbiamo ripristinare l’equilibrio nei riguardi dell’informazione: è l’unico modo per fare grande la nostra nazione e, nel giusto equilibrio, anche gli estremismi di Draghi potrebbero essere maggiormente compresi dalla popolazione.  Ascoltare sempre un unico disco, a sfinimento, e che non hai nemmeno scelto tu, a un certo punto annoia e non appassiona anche se eri perfettamente allineato , un tempo, ad esso!

03 MAGGIO 2022 – PMS Redazione – di Qui Radio Londra       

MESSAGGIO PUBBLICITARIO

(clicca sull’immagine per andare direttamente allo Shop di Qui Radio Londra)

Scroll to top
error: Content is protected.